sabato 12 marzo 2016

PAOLO FRESU: UN TROMBETTISTA TROMBONE

Non sono mai riuscito a capire che meriti abbia questo trombettista che fu giustamente espulso dal Conservatorio di Sassari perché, dopo avere suonato da autodidatta nella banda del suo paese Berchidda, l'insegnante ritenne che il Jazz non si confacesse agli studi seri che comportano l'esecuzione di brani di musica classica (colta).  Dopo di che trovò al Conservatorio di Cagliari un insegnante che, invece, gli diede fiato (non corda) permettendogli di diplomarsi a 23 anni in tromba. E fece male questo insegnante, Enzo Morandini, ad accettarlo come studente del Conservatorio. Che se ne faceva di un diploma se poi  doveva dedicarsi solo a quella nauseante pseudo musica che è il Jazz, fatto di improvvisazione senza rigore? Preciso: uno che suoni la tromba in un'orchestra sinfonica è sottoposto ad un rigore tale che una nota sbagliata, stonata, è percepita subito dal direttore d'orchestra, che potrebbe anche essere costretto a chiederne la sostituzione. Ma che note stonate si possono individuare nel Jazz, dove la stonatura non è avvertibile? Una nota sbagliata non si differenzia affatto da una nota giusta. Io mi immagino questo Paolo Fresu in un orchestra sinfonica. Che figura ci farebbe? Un direttore d'orchestra lo sbatterebbe fuori a calci in culo. Questo Fresu vale molto meno di un anonimo esecutore di tromba di un'orchestra sinfonica. Eppure il Fresu gode di una fama immeritata. Lo vorrei sentire suonare mettendolo alla prova, per esempio, di un concerto per tromba di Vivaldi o di Mozart, o in un'opera di Wagner. Ci sarebbe veramente da prenderlo a calci in culo. Gode purtroppo di una fama attribuitagli da un pubblico di imbecilli analfabeti in fatto di musica. "Ma non è una cosa seria", direbbe Pirandello.         
Se volete farvi due palle così ascoltate la "musica" di sotto fondo del sito di 

7 commenti:

Michele ha detto...

Alla fine di una civiltà, tutta la sua cultura finisce. Perché avrebbe potuto non essere così per la musica?
Ton und Wort di Furtwangler è un bellissimo libro che lo predice, quasi 70 anni fa.

Pietro Melis ha detto...

La musica di Bach (faccio un esempio) ha attraversato e attraverserà secoli al di là del mutare delle "civiltà". Il grande Furtwangler disse una stronzata.

carmela giglio ha detto...

Al di là dei frequenti errori di italiano, colpisce la miopia e la pochezza intellettuale dell'articolo nonché il ricorso a parolacce fini a se stesse. Un articolo che si commenta da solo. Che tristezza. Evviva il jazz ed evviva Paolo Fresu!

Pietro Melis ha detto...

Se lei ha trovato degli errori di italiano significa che se li è inventati. Ho riletto quanto ho scritto e non ve ne è uno. Nessuno può insegnarmi a scrivere in italiano, anche se, non trattandosi di un libro, uso spesso espressioni "forti". Se a lei piace il jazz si tenga pure la spazzatura di musica che si merita. Lei è una volgare analfabeta in fatto di musica.

Anonimo ha detto...

Non so chi sia Pietro Melis e che mestiere faccia. Probabilmente però è un incorreggibile buontempone, perchè quello che scrive sembra un pezzo comico atto ad esprimere il contrario di quello che dice. Avrebbe però potuto evitare di nominare la buonanima del maestro Morandini.

Giovanni

Pietro Melis ha detto...

A me, abituato ad ascoltare musica seria (impropriamente detta classica perché la musica classica indica il periodo breve che segue a BACH, con cui si chiude la musica barocca ed inizia quella classica, di Mozart e Haydn, per esempio, per concludersi con Beethoven) il Jazz fa schifo. Essendo fondato oltre tutto sull'improvisazione con note che, se sbagliate, non sono percepite come sbaglio. E' tutto un casino di pseudo musica, di noia nauseante da tagliare a fette. Esso ha origine tra i negri americani. il che è tutto dire. Chi si ciba di tale pseudo musica dovrebbe cambiare colore di pelle.

Anonimo ha detto...

Ho capito che il prof. Pietro Melis non è un buontempone. L'ho capito soprattutto dopo aver dato un'occhiata ai titoli e a qualche contenuto della colonna di sinistra. Saluti da un professore e musicista che si ciba di svariati generi musicali.