sabato 30 maggio 2015

APPELLO AGLI ASTENSIONISTI. ANDARE A VOTARE PER NON VOTARE

Non è una contraddizione. Piuttosto che astenersi dall'andare al seggio elettorale perché questo significherebbe o pigrizia o indifferenza o rassegnazione o rifiuto PASSIVO di ogni partito bisogna che coloro che hanno intenzione di non andare a votare perché non hanno più fiducia in alcun partito manifestino ATTIVAMENTE questa avversione andando al seggio elettorale per presentare carta d'identità e certificato elettorale in modo da risultare iscritti al registro elettorale. A questo punto si può rifiutare la scheda elettorale e in base ad una vecchia circolare del Ministero degli interni dovrà essere messo a verbale il motivo del rifiuto della scheda elettorale. Si può dettare a voce il motivo del rifiuto oppure consegnare un foglio  che dovràessere allegato al verbale di voto, che in questo caso è un verbale di non voto. Esclusa la possibilità di usare parolacce si potrà dire semplicemente che non ci si sente rappresentati da alcun partito. Se si trattasse di elezioni politiche si potrebbe, anzi, si dovrebbe dire che il rifiuto del voto è motivato dal fatto che la legge elettorale (porcellum e in futuro italicum peggiore del porcellum) è anticostituzionale e che pertanto ci troviamo in un insieme di Istituzioni di COMPOSIZIONE anticostituzionale, a cominciare dal parlamento e dalla nomina del presidente della Repubblica (nominato da un parlamento eletto sulla base di una legge elettorale anticostituzionale) per finire con la COMPOSIZIONE della stessa Corte Costituzionale, composta per 1/3 da membri di nomina parlamentare e per 1/3 da membri nominati dal presidente dlla Repubblica (di nomina anticostituzionale perché nominato da un parlamento eletto con una legge elettorale anticostituzionale). Ci troviamo in una situazione costituzionalmente assurda perché contraddittoria. Contraddizione esistente all'interno della stessa Corte Costituzionale che assurdamente ha sentenziato che il porcellum era anticostituzionale ma ha aggiunto contraddittoriamente che questo parlamento aveva la facoltà di cambiare la legge elettorale. Questi parrucconi non hanno voluto ammettere che anch'essi erano di nomina anticostituzionale e che pertanto si sarebbero dovuti dimettere tutti. Non l'hanno fatto per salvare le loro poltronacce.  Se il cattivo esempio viene dall'alto vuol dire che solo una rivoluzione ci riporterebbe nell'alveo costituzionale della legittimità che non deve essere confusa con la legalità. Infatti non tutto ciò che legale è legittimo, come ci ha insegnato Carl Schmitt (Legalità e legittimità). La legalità può essere contraria ai fondamenti costituzionali della legittimità.     Si pensi che la sentenza sulla anticostituzionalità del blocco delle pensioni è stata emesse da una Corte Costituzionale di composizione incompleta perché mancano due dei 15 membri, non essendo stato capace il parlamento di mettersi d'accordo nel nominare i due membri mancanti. E tuttavia questi parrucconi disonesti pretendono di essere legittimati. La sentenza riguardante le pensioni è stata votata con una maggioranza di 7 su 6. Per il rotto della cuffia. Il che significa che nemmeno dalla Corte Costituzionale possono ricavarsi il rispetto della Costituzione (sino a quando non viene cambiata) e la certezza del diritto. Siamo in una totale palude del diritto da cui solo una rivoluzione, come abrogazione dell'illegittimità, potrebbe salvarci. Ma dato l'attaccamento disonesto di tutti i partiti a conservarsi le loro poltrone non vi è speranza. 
Per questo ripeto che solo il partito dei votanti non votanti (a cui appartengo) potrebbe almeno costringere i partiti a tornare alla legittimità con un ritorno al sistema elettorale proporzionale senza l'anticostituzionale premio di maggioranza. Non occorre una nuova legge elettorale perché non votandone un'altra si tornerebbe al cosiddetto CONSULTELLUM, cioè al proporzionale senza premio di maggioranza. Pertanto questo parlamento dovrebbe autosciogliersi per andare a nuove elezioni con il proporzionale ed eleggere un nuovo presidente della Repubblica e rinnovare i 2/3 della composizione della Corte Costituzonale, essendo 1/3 eletto dalle magistrature superiori.      

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