giovedì 22 gennaio 2015

PAPA FRANCESCO: E CI RISIAMO CON LA STRONZATA DEL DIRE CHE UN FIGLIO E' UN DONO DI DIO. E' UN DONO DEL CAZZO

Lettera a Vittorio Feltri come commento lasciato ad un suo articolo su Il Giornale.
Caro Feltri, ma chi glieli ha fatti fare quattro figli? Ma lei non ha mai saputo usare la retromarcia? Aveva bisogno di avere tre figli (due in una sola volta per parto gemellare)? Mi dica perché si fanno figli se nessuno ha chiesto di nascere per essere costretto a fare l'esperienza della morte. Lasciamo perdere il papa che continua a dire che la vita è un dono di Dio. Io dico sempre che è  un dono del cazzo. Vi sono anche gli imbecilli atei che dicono che un figlio è un dono anche se non aggiungono che è un figlio di Dio. Un dono a chi? Non certamente al figlio perché questo non ha domandato di nascere. Perché vi sia un dono è necessario che vi sia un ricevente. In questo caso manca il ricevente. Dunque la vita non può essere un dono. La vita non è un bene. Essa sembra un bene solo perché una volta nati la morte è il peggiore di tutti i mali a causa della perdita di tutto (Thomas Hobbes, De Cive, Pref.). Se fosse un bene dovrebbe essere donato. Ma non può essere donato perché non è un dono mancando il ricevente. Dire che la vita è un dono o un bene significa cadere nel solito non senso linguistico (una stronzata direbbe Harry G. Frankfurt, Stronzate, Rizzoli 2005). Essa è solo la conseguenza di un errore di copulazione (nel caso in cui il figlio non fosse voluto) oppure la conseguenza di un istinto animale che porta a conseguire la trasmissione dei geni. Leggere di Richard Dawkins Il gene egoista. E non si aggiunga che la vita è frutto dell'amore perché ci si può amare senza metterci di mezzo i terzi. La vita è frutto di egoismo. La gente fa figli anche per sottrarsi al non senso dell'esistenza. Ha bisogno di crearsi degli obblighi nei riguardi di un figlio per avere l'illusione di avere un compito nella vita e pensare meno a se stessi. La donna non si sente completata se non riempie l'utero almeno una volta. E poi vi è la questione, ma non per tutti, dell'eredità. Meglio lasciarla ad uno che è sangue (per metà) del proprio sangue. Lei si definisce un coniglio. Io sono stato sempre un anticoniglio perché il pensiero di avere un figlio mi ha sempre spaventato per tutti gli oneri che avrebbe comportato. Anche economici. Meglio spendere i soldi per altre cose o altri scopi, anche, come nel mio caso, per aiutare le persone che si occupano di aiutare gatti e cani randagi. I soldi meglio spesi nella mia vita furono quelli spesi per fare abortire una ragazza. La colpa non fu mia ma sua perché insistette in un giorno fecondo e si era procurata lei stessa un preservativo (di scarsa qualità, Hatù). Il preservativo si ruppe. Se avessi usato la solita marcia indietro non sarebbe capitato. Pagai 300.000 lire per farla abortire in una clinica privata, quando l'aborto era ancora fuori legge. Parlo degli anni '70. La mia vita sarebbe stata peggiore sotto tutti gli aspetti, anche economici, se avessi accettato di avere un figlio. Ho vinto l'istinto animale della falsa sopravvivenza. E poi, dal punto di vista del papa, almeno di quello di Giovanni Paolo II, che in Evangelium vitae disse alle donne che avevano abortito che i loro mancati figli erano stati accolti nella gloria di Dio (si sa che da decenni la Chiesa ha abolito il  limbo per i non battezzati), che peccato avrei commesso? Avrei spedito in paradiso un'anima beata in più. Perciò penso di avere un figlio che dal paradiso ogni giorno mi ringrazia per non averlo fatto nascere risparmiandogli l'esperienza della morte. Che cos'è una vita di cento anni di fronte ad una eterna beatitudine? Nulla. Molto meno di un batter di ciglia se mille anni valgono meno di un batter di ciglia di fronte all'eternità (Dante, Purgatorio, XI Canto). Non sono stato un egoista, come possono pensare gli imbecilli, perché non ho tolto alcunché ad alcuno. Si toglie qualcosa a chi esiste, non a chi non esiste. Se un paradiso esiste bisogna dire che l'aborto è una fabbrica di anime beate. Queste cose le ho scritte nel mio libro Io non volevo nascere. Perciò lei non ha alcuna scusa per giustificare il fatto di avere fatto nascere quattro figli. Poteva almeno ridurre il male che ha fatto. Inoltre, se una coppia si limitasse ad avere un solo figlio si ridurrebbe il sovraffollamento sulla Terra e si risolverebbe la questione della fame nel mondo. E invece spesso sono proprio i poveri quelli che da incoscienti fanno più figli. Quando alla TV mi fanno vedere le facce di bambini africani che hanno bisogno di aiuto dico sempre: ma chi se ne frega! Io mi estinguerò. Che si estinguano anch'essi. Non sono certamente migliori di me.              
09:4521 Gen

Caro Papa, sono orgoglioso
di essere un coniglio

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Dalla morte di Papa Luciani la chiesa è
gestita dalla massoneria, di cui tra l'altro era ampiamente infiltrata, personalmente ritengo la chiesa il vero anticristo.
Il pacchetto antiterrorismo che gli escrementi votati dagli Italioni si apprestano a votare probabilmente conterrà norme che metteranno la sordina a siti non politically correct come il suo. Sono sempre più orgoglione di essere Italiano.

They are the real homeless.

Anonimo ha detto...

Che vita tristissima dev'essere la Sua, Melis. Non la invidio per niente.

Stefano

Pietro Melis ha detto...

La mia vita non è stata nemmeno triste. Me la sono sempre goduta. Anche con le donne. Ma per distrami dal pensiero della morte. Ma lei non ha cervello per capire ciò che ho scritto. Lei appartiene alla palude della gente che vive di luoghi comuni.Se le fa piacere essere nato si prepari a morire.

Anonimo ha detto...

Certamente, caro, dopo di Lei.

Pietro Melis ha detto...

Si muore ad ogni età e certamente lei non arriverà alla mia.

Anonimo ha detto...

Capitato nel blog per caso....sei un grande...non aggiungo altro.hai capito tutto