venerdì 5 dicembre 2014

T' AMO O PIO AGNELLO. BISOGNA ODIARE PER SAPERE AMARE

Vi è una poesia del Carducci che dice "T'amo o pio bove". Io dico anche: t'amo o pio, mansueto ed innocente agnello. Io soffro con te mentre stai vivendo i pochi giorni della tua sfortunata vita non sapendo ciò che ti aspetta. Odio tutti quelli la cui vita vale meno della tua: la vita di coloro che ti attendono cadavere sulle mense, la vita di questo maledetto papa che non spende mai una parola contro i tuoi carnefici pur di non contrastare la carneficina di tutti i tuoi simili in ossequio ad una tradizione di feste di sangue che sono il Natale e la Pasqua. La tua sofferenza con la tua breve vita da innocente terminante con un coltello in gola mi rende indifferente alle sofferenze umane, di tutta quell'odiosa e maledetta umanità che non ha pietà per te. Odio questo papa che si è dato coerentemente il nome Francesco per continuare a divulgare la favola di quell'impostore di Assisi che diceva di amare le creature mentre, invece, se le mangiava con gusto, compresi gli uccellini con cui favolisticamente si racconta che parlasse. Odio la regista Liliana Cavani che, con spirito maniacale, ha fatto un terzo film su questo impostore (dopo avere fatto il primo nel 1966 e il secondo nel 1989) per continuare a darne una falsa immagine, mentre avrebbe fatto meglio a fare un terzo film su un altro S. Francesco, quello da Paola, che visse anch'egli povero, ma rispettoso della vita di tutti gli animali essendo vissuto sempre da vegano sino a 91 anni (1416-1507). Nella sua povertà ebbe fama di taumaturgo e, dopo avere condotto una vita da eremita, fu richiesto alla corte del re di Francia, che lo stimò tanto da volerlo sempre con sé impedendogli di tornare in Italia. Fu da ragazzo francescano, ma poi fondò un suo ordine, quello dei minimi, perché capì che era meglio dissociarsi dal suo omonimo di Assisi, con cui non poteva avere alcunché in comune.  Quello di Assisi, poi, fu tanto imbecille da fare un viaggio in Palestina convinto di poter convertire al cristianesimo il sultano nipote del Saladino, che lo rispedì in Italia a mani vuote (per non dire a calci in culo). E morì a soli 44 anni. Il suo Dio gli impedì di vivere oltre. Anche troppi per un impostore e imbecille simile. Sia maledetto anche quel Gesù che nella parabola del figliol prodigo usò l'immagine del vitello più grasso da uccidere per far festa. Che ci si poteva aspettare di buono da uno che, rispettoso della tradizione ebraica, fece scannare un agnello nel tempio-mattatoio per farlo portare cadavere nel luogo dell'ultima cena? La sua crocifissione non mi muove a pietà.
Siano maledetti tutti coloro che da iporiti impostori credono di avere le mani monde di sangue perché vi sono coloro che da macellatori se le sporcano per essi, che sono i mandanti dei macellatori. 
Inviato a: L'osservatore Romano; L'Avvenire; Conferenza Episcopale Italiana; Cardinale Angelo Scola (vescovo della diocesi di Milano)   

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la-missione-del-dotto
Libero è solo colui che vuole rendere libero tutto ciò che lo circonda e che effettivamente lo rende libero mediante un certo influsso del quale non sempre si percepisce la causa 

Johann Gottlieb Fichte, La missione del dotto (Einige Vorlesungen über die Bestimmung des Gelehrten), trad. di Marco Marroni, a cura di Nicolao Merker, Edizioni Studio Tesi, 1991.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Aggiungiamo anche la scellerata tradizione dell'anguilla o capitone, altro povero essere che ancor meno dell'agnello suscita indifferenza, forse perché di sembianze che lo rendono simile ad un serpente, bollito vivo, come gli astici, per soddisfare luridi palati di teste di c.....o!
Una volta mi sono sentita male nel vedere la noncuranza con cui una donna (impellicciata) lo acquistava al supermercato, facendoselo mettere in un sacco di cellophane....ho pianto, pensando alla triste fine cui questo povero essere era destinato.
Il mondo mi fa schifo, l'essere umano mi fa schifo.Mi faccio schifo pure io perché vi appartengo, a questa sozza stirpe di umani, per cui preferisco il termine inumano o perfino disumano.

Cecilia.

Pietro Melis ha detto...

Cara Cecilia
che possiamo fare? Solo dissacrare queste luride "feste". L'8 dissacrerò l'immacolata concezione. Pochi sanno che cosa significhi. Roba da ridere, per non essere adesso volgare, come lo sarò