sabato 1 novembre 2014

L'OMOSESSUALITA' ERRORE DELLA NATURA

Una insegnate di religione si è trovata di fronte ad una rivolta di studenti ignoranti e plagiati dall'ideologia della lobby mondiale degli omosessuali perché ha detto che l'omosessualità si può curare con la terapia psicologica. Ormai non si può avere nemmeno libertà di pensiero qualunque cosa si dica giusta o sbagliata. Forse l'insegnante ha sbagliato non tenendo conto che l'omosessualità non è una malattia né fisica né mentale. E' assai peggio. E' un errore della natura. Se fosse una malattia potrebbe essere curata. In realtà omosessuali si nasce e non si diventa. Riporto quanto già nel 2005 avevo scritto in Scontro tra culture e metacultura scientifica.


Dopo la formazione della cellula eucariotica la natura ha realizzato per selezione naturale un meccanismo di riproduzione sessuale molto imperfetto.1 Infatti il cromosoma maschile Y (che fa parte del gene SRY ) genera un abbozzo di gonadi sotto l’azione dell’ormone MIS, che permette la contemporanea regressione dell’abbozzo dell’apparato femminile, anch’esso presente in ogni feto. Il sesso femminile (con le ovaie) si forma in assenza del gene SRY. Ma non basta la sola presenza del gene SRY a determinare il sesso maschile. Questo gene interviene sul cromosoma maschile X tramite i geni SOX3 e SOX9. La femmina si forma quando SOX3 inibisce SOX9, mentre il maschio si forma quando SRY inibisce SOX3 permettendo la formazione delle gonadi.2 Dato questo complesso meccanismo, si capisce come sia facilmente possibile che accadano delle ambiguità e delle confusioni sessuali. Ma non basta che il sesso sia fisicamente precisato. Bisogna anche che le funzioni sessuali si manifestino in comportamenti distinti, maschile e femminile, che dipendono dalla costruzione dei circuiti cerebrali, su cui agiscono gli ormoni del feto e della madre. Perché si manifesti un comportamento maschile è necessario che il testosterone (ormone maschile) sia convertito in estradiolo (ormone femminile) nel cervello. Il comportamento femminile, a sua volta, è garantito dal progesterone (ormone femminile), che invece ha un effetto inibitore sul comportamento maschile. Da tutto ciò consegue che l’omosessualità è il risultato degli errori dovuti al complesso meccanismo della differenziazione sessuale, che non ha funzionato come normalmente avrebbe dovuto funzionare.3 Vi è stato anche uno studio che ha evidenziato l’esistenza di un legame tra una specifica sequenza di geni e l’omosessualità. Un’altra ricerca che studia le caratteristiche di una particolare area del cervello sembra avvalorare la tesi secondo cui determinati fattori prenatali potrebbero influenzare le preferenze sessuali. Lo studio condotto nel 1991 negli Stati Uniti è ritenuto la ricerca più importante sino ad oggi sugli orientamenti sessuali. Lewis ha esaminato il cervello di alcuni uomini omosessuali e eterosessuali e quello di alcune donne eterosessuali. Ha analizzato una parte del cervello che è nota perché negli uomini e nelle donne presentano caratteristiche differenti. Tale area si trova nell’ipotalamo. Lewis l’ha chiamata INH3. L’INH3 degli uomini omosessuali sembra simile a quello delle donne e l’INH3 di entrambi i gruppi risulta essere più piccolo di quello degli uomini eterosessuali. Dal punto di vista scientifico è dunque innegabile che gli omosessuali sono degli anormali, incolpevoli risultati di errori del sistema riproduttivo o di un’area del cervello.4

Una certa morale, ignorando le conoscenze scientifiche sull’argomento, vorrebbe ignorare la natura, sostituendola con la cultura dell’eguaglianza, che, cancellando la differenza tra normale e anormale, vuole riconoscere agli omosessuali diritti che sono contro natura, come la pretesa del riconoscimento legale di coppia o il diritto all’adozione, producendo dei seri danni psicologici nello sfortunato che venisse adottato, che crescerebbe sopportando innocentemente l’egoismo di chi pretende di essere considerato normale, nella paradossale affermazione che il comportamento sessuale sia soltanto frutto di una preferenza soggettiva, o che, comunque, l’omosessualità sia un fatto normale, mentre, contraddittoriamente, gli omosessuali debbono presupporre come normale solo l’eterosessualità per realizzare la loro folle pretesa di adozione. Gli omosessuali hanno soltanto il diritto di vivere liberamente la loro anormalità, riguardando unicamente la loro vita privata, ma non possono pretendere di essere considerati normali e di essere equiparati agli eterosessuali, per avere riconosciuti gli stessi diritti di coppia degli eterosessuali, che sarebbero costretti a farsi carico con le tasse di una pretesa normalità e dei pretesi diritti di coppia degli omosessuali, i quali possono sostituire l’istituzione pubblica della pensione di reversibilità con il sistema dei contributi versati ad una società di assicurazioni, nonché fare testamento l’uno a favore dell’altro, sapendo che il testamento esclude qualsiasi altro erede che non siano il coniuge e i figli (che nella fattispecie non esistono) o i genitori (che normalmente sono già morti), che hanno diritto solo alla legittima (artt. 542 e 544 C. C.). Quanto alle coppie di fatto normali, cioè eterosessuali, non si capisce che cosa pretendano. Esse, rifiutando di ufficializzare la loro posizione di fronte allo Stato, pretenderebbero da quest’ultimo la botte piena e la moglie ubriaca, cioè solo diritti, compresa la pensione di reversibilità, e niente doveri, conservando i vantaggi, evidentemente economici, che derivano loro, per esempio, da un precedente matrimonio, terminato con separazione, divorzio o vedovanza.

La diffusa tendenza a considerare gli omosessuali soggetti normali aventi, in quanto tali, parità di diritti in fatto di coppia è soltanto indice di una grave decadenza giuridica dell’Occidente, alimentata dalla cultura del relativismo, di cui si fa propagatrice la filosofia contemporanea. Le loro manifestazioni per le strade dovrebbero essere proibite, non perché immorali, ma a causa del senso di repulsione fisica che possono generare imponendo con arroganza ed intolleranza l’anormalità sessuale come spettacolo. Essi, disonestamente, hanno inventato un’altra espressione (“patto civile di solidarietà”) in sostituzione del termine “matrimonio” per mascherare la stessa sostanza, cambiando l’etichetta ma non il contenuto, pretendendo oneri finanziari a carico dello Stato, e perciò di tutti i contribuenti, in funzione anche di una loro pensione di reversibilità. Gli omosessuali, prima di pretendere da uno Stato il riconoscimento giuridico di coppia, dovrebbero dimostrare che la natura ci ha dato l’ano anche per altro, oltre che per defecare. E i parlamenti, come quelli canadese, belga, olandese e spagnolo, che non hanno preteso che venisse dimostrato ciò, prima di accordare il riconoscimento giuridico alle coppie omosessuali, hanno dimostrato soltanto di essere costituiti da una maggioranza di pederasti mentali, se non carnali, che non vogliono perdere i voti di quelli carnali, e che, non avendo voluto distinguere la funzione della defecazione da quella della riproduzione, sostengono la richiesta del riconoscimento giuridico di una mancanza di distinzione naturale tra l’ano e la vagina, con cui, in sostanza, si identificherebbe un asserito diritto all’affettività, secondo una massa di disonesti che vuole contrabbandare per discriminazione la suddetta distinzione. Parafrasando Aristotele, si può dire che un popolo ha in tal caso il governo di pederasti (o sodomiti) che si merita: si usino nuovamente per l’omosessualtà maschile i classici termini che il relativismo culturale ha voluto portare in disuso - invertiti, sodomiti, pederasti - se lo stesso Dante si sentì in dovere di porre nel cerchio dei sodomiti il suo maestro Brunetto Latini. Così gli omosessuali dovranno accampare, invece del cosiddetto “orgoglio omosessuale”, l’orgoglio dell’inversione sessuale, l’orgoglio sodomitico o pederastico, che anche nell’etimologia ha dei confini non ben definiti con la pedofilia, mentre il linguaggio popolare continuerà a definirli con i suoi ben noti termini. Il Canada crede di essere civile riconoscendo diritti ai pederasti ma non ai cuccioli di foca di cui annualmente organizza tremende stragi - nel solo 2005 ne sono stati uccisi 330.000 con colpi di bastone in testa - per venderne le pellicce, mentre la Spagna si crede civile per lo stesso motivo, mentre conserva la barbarie della corrida. Siamo alla follia come aberrazione della democrazia.
1 Se un genitore ha due geni A e a, in una riproduzione assessuata si avrà un figlio Aa, mentre in una riproduzione sessuata si possono avere anche AA e aa. E questi ultimi potrebbero risultare più adattabili all’ambiente (Edwuard O. Wilson, Sulla natura umana (1978), Zanichelli 1989, p.87. Secondo Wilson i geni dell’omosessualità possono diffondersi attraverso gli eterosessuali in linee di discendenza collaterali (ibid., p. 102). Secondo Dawkins (Il gene egoista, 1976, Zanichelli 1982, pp. 119 sgg.) l’originaria cellula sessuale (gamete) si sarebbe differenziata in base alla selezione naturale, che avrebbe eliminato le cellule sessuali di medie dimensioni, privilegiando, da una parte, le più piccole, che, divenendo sempre più piccole, avrebbero acquisito il vantaggio di raggiungere, per una maggiore motilità, quelle più grandi, dall’altra quelle più grandi, che, divenendo sempre più grandi, avrebbero offerto il vantaggio complementare di essere più ricche di sostanze nutritive per quelle più piccole. Così si sarebbero formati, da una parte, gli spermi e, dall’altra, le uova.

2 Abbiamo tratto queste informazioni da Jean-Didier Vincent (con Luc Ferry), Che cos’è l’uomo (2000), Garzanti 2002, p. 252. Si può aggiungere che un altro studio ha cercato di individuare una correlazione tra la lunghezza dell’indice della mano e l’anulare, che negli eterosessuali è più lungo dell’indice. Nelle donne eterosessuali l’indice e l’anulare hanno in genere la stessa lunghezza. Ciò non vale tuttavia nelle donne omosessuali, per cui il rapporto indice-anulare è risultato esattamente intermedio tra quello osservato negli uomini eterosessuali e quello osservato nelle donne eterosessuali. Il che significa che alcune delle donne che manifestano tendenze omosessuali sono state esposte a livello più elevato di testosterone (ormone maschile) nell’utero rispetto alla gran parte delle donne eterosessuali.

3 Da notare come Aristotele considerasse l’omosessualità una malattia (Etica nicomachea, VII, 5), da considerare “fuori dei confini del vizio, come anche lo è la bestialità”. Anche Platone considerò innaturale l’omosessualità nelle Leggi, dove (836e) scrive: “Non so chi non disprezzerà l’uomo che, prendendo il posto della donna, si assimila alla natura femminile. Quale uomo vorrà introdurre nelle leggi queste abitudini? Nessuno, io penso, purché abbia idea di che cosa è la legge. In un passo successivo (841d-842a) Platone prescrive “che uomo non ami sterilmente altri uomini”, per cui deve essere “bandita completamente l’omosessualità fra maschi” e richiede che il trasgressore, privato della cittadinanza, “sia considerato straniero”. Platone fa riferimento alla stessa “legge naturale” (839b) che vieta il matrimonio tra consanguinei.
Nella perdita del riferimento alla natura l’Organizzazione mondiale della sanità, sotto la pressione degli omosessuali, ha dichiarato che l’omosessualità non è una malattia. Se non lo è fisicamente lo è, tuttavia, psichicamente.


4 Si sono presentati casi anormali di uomini che presentavano il doppio cromosoma XX e di donne che presentavano i cromosomi maschili XY. Ma è stato verificato che sia i primi che le seconde erano sterili. Evidentemente tali errori non venivano accettati dal resto dei geni. E’ stato verificato che il cromosoma X ha in comune con quello Y il 98, 8% dei geni. E’ dunque il restante segmento dei geni che fa la differenza sessuale.
commenti
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11:0001 Nov

Torino, la docente di religione:
"L'omosessualità è curabile"


La prof: "È un problema psicologico da cui è dimostrato scientificamente che si può guarire". Allievi in rivolta all'istituto Pininfarina di Moncalieri

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