sabato 4 gennaio 2014

PICCIONI, BAMBINI E NON SENSO DELLA VITA

Da più di dieci anni esco verso le 15 (quando vi è poca gente per strada)per dare da mangiare a dei piccioni che, quasi avessero un orologio biologico, si radunano a centinaia nella piazza sottostante a casa e mi seguono in una piazza vicina per poi mangiare una terza volta nella prima piazza alla fine dell mia breve passeggiata pomeridiana. Questo nonostante un'ordinanza che commina una multa di 500 euro. Una volta parlai con il sindaco perché provvedesse a dare ai piccioni nei mesi caldi un noto prodotto testato ed innocuo vendibile solo ai veterinari comunali. Ma non fui ascoltato. Il sindaco, successore di quel puro idiota che aveva fatto l'ordinanza, Emilio Floris (che aveva anche emesso ordinanza che proibiva di dare da mangiare ai gatti randagi perché dovevano nutrirsi di topi, ordinanza presto ritirata dopo le sollevazioni di molta gente),  mi disse che il mio era un peccato veniale, tacitamente dicedomi (credo) che potevo pure proseguire. Ma una volta qualcuno mi mandò due vigili urbani, che mi fecero capire di essere stati mandati da qualcuno che non sopportava i piccioni e mi diffidarono dal continuare. Io non me diedi nemmeno per inteso e continuai a dare da mangiare ai piccioni in loro presenza, dicendo che dopo dieci anni non potevo più abbandonarli. Ma almeno aspetti che ce ne andiamo, aggiunsero, prima di continuare a dar loro da mangiare! 
Si sappia che un piccione vive più di 20 anni perché ne ho uno in casa da almeno 20 anni. Non vola perché lo raccolsi in strada dopo averlo superato perché sembrava morto. Non si muoveva. Ma una signora mi gridò alle spalle che si muoveva. Nessun veterinario si dichiarò capace di operarlo all'ala spezzata. Così proseguì la sua vita limitandosi per 20 anni a camminare. Ma da tre anni vive in compagnia di un altro piccione che egualmente non vola, ma per un disturbo neurologico. Si fanno molta compagnia la ventenne femmina e il maschio più giovane. Ho esposto in un capitolo di un mio libro per metà autobiografico (Io non volevo nascere) i risultati delle letture fatte in merito ai piccioni, sfatando, sulla base di studi scientifici fatti da esperti nell'arco di 60 anni, la diceria che essi portino malattie. Lo ha scritto anche il noto veterinario scrittore Oscar Grazioli. Ai più sono inviso perché dicono che i piccioni portano malattie. Ed io rispondo che le malattie le portano gli uomini. Oggi una donna mi ha detto: perché i soldi non li spende per i bambini? E' una domanda che mi fa uscire sempre dai gangheri e allora rispondo male. Le dissi di non rompermi i coglioni e che ero padrone di spendere i miei soldi come volevo. Che ai bambini ci pensassero gli altri. E precisai che non avevo voluto figli anche per avere una vita economica migliore per me e che non avevo l'obbligo morale di occuparmi dei figli degli altri. Chi non è in condizioni economiche sufficienti per mantenere un figlio si dovrebbe astenere dal farlo. Fatti suoi e non miei. Non seppe che rispondermi. Mia madre mi citava un proverbio sardo: nasciu su poveru e impiccau (nato il povero e impiccato). 
Non ho mai capito perché la gente senta il bisogno di avere figli, per complicarsi l'esistenza. Nessuno ha mai chiesto di nascere per essere condannato a morte. Non si tratta nemmeno di istinto animale. Si nasce per sbaglio oppure per egoismo. Non si nasce mai dall'amore. Come si può amare chi non esiste? Dire che si nasce dall'amore significa dire una stronzata, cioè un senso linguistico (Harry G. Frankfurt, Stronzate, Rizzoli 2005). Una stronzata maggiore è il dire "il dono della vita". A chi questo dono se manca il ricevente?  E perché non si dice anche "il dono della morte?". Neppure si può dire che la vita sia sia un bene. Se fosse un bene dovrebbe poter essere donato. Ma la vita non si può donare perché manca il ricevente. La vita appare un bene solo perché, una volta nati, come dice il filsofo Thomas Hobbes (De cive, Prefazione), la morte appare il male maggiore. Aggiungo io che talvolta la morte appare persino un bene quando si forma nella vita un sorta di cortocircuito che impedisce a qualcuno di diventare incapace di sostenerla a causa della sopravvenuta impossibilità di trarre dalla vita dei beni, intesi come piaceri. Come nel caso di qualche grande disgrazia, propria o altrui, o di qualche grave malattia che renda la vita non più sopportabile. Altrimenti non esisterebbero i suicidi. 
Si nasce dall'egoismo. Infatti coloro che vogliono figli si illudono di continuare a vivere nella discendenza. E credono di dare un senso alla propria vita creandosi uno scopo e delle responsabilità riguardo ai figli per esorcizzare il non senso della vita. Quell'unico animale che crede di essere padrone della Terra, mentre è padrone di un cazzo, non capisce che la sua vita è priva di senso. Infatti non lo capisce perché non è capace di porsi la domanda "che senso ha la vita?". Se se la ponesse lo capirebbe. Solo per gli animali non umani la vita ha un senso perché non si pongono la domanda "che senso ha la vita?".  
 Il non senso della vita può anche superare il naturale istinto della sopravvivenza ed essere causa di una forte depressione che può portare anche al suicidio. Infatti gli animali non non umani non si suicidano. Evidentemente io non mi sono sinora suicidato e credo che non lo farò perché prevale in me il forte istinto animale della sopravvivenza.  Almeno sino a quando continuerò a trarre piacere dall'odiare quasi tutta l'umanità, ipocrita e crudele. Parafrasando l'odiato Cartesio dico: Odio, dunque esisto. 

4 commenti:

Francy ha detto...

Concordo con lei, i piccioni sono creature adorabili e intelligenti.
Ho il "vizietto" di lasciare qualche chicchino per loro sotto al mio terrazzo... e, benché siano solo una decina, i piccioni che vengono a mangiarli, la gente del quartiere se ne lamenta sempre.
Pensi che quasi tutte queste persone hanno "abbellito" le proprie finestre con striscioline di carta argentata, pensando di scacciarli.
Un mese fa, senza che nessuno della mia famiglia se ne accorgesse, una coppia di piccioni ha nidificato in un angolo nascosto del nostro terrazzo.
Sono nati due piccioncini.
La madre si è curata di entrambi per un mese, poi, una mattina, uno dei due è finito giù per strada, non si sa come.
Visto che era in evidente difficoltà a camminare e a spiccare il volo, mio padre scese giù, lo riprese e lo riportò nel nido accanto al fratello, sul nostro balcone.
Il giorno dopo, vedendolo acciaccato e mogio, lo portai da un veterinarioo, temendo che avesse le zampine o le ali danneggiate.
Responso: ali e gambe vanno bene.
Il vet suggerì di mettere sia lui che il fratello in una gabbia abbastanza grande da permettere loro di aprire le ali... ma io non ce l'ho.
Avrei dovuto comprarla, ma non posso permettermi grandi spese.
Ripiegai su una scatola di cartone, neanche tanto grande, ma al momento di prendere l'altro piccioncino... quello se ne volò via spaventato, sul tetto di fronte.
Ho provato a nutrire il piccolo caduto dal secondo piano, ho provato a farlo bere... ma non ottengo grandi risultati: lui collabora poco e si dimena tanto.
Alla Lipu, centro a cui mi sono rivolta, si sono limitati a dare tanti consigli, ma quando ho chiesto "asilo" per il piccolo, sapendo che loro hanno le giuste tecniche per nutrirlo, la competenza e gli spazi giusti, mi sono sentita dire che non hanno più fondi.
Mi sono offerta di pagare le cure, il cibo e il soggiorno del piccioncino presso la loro struttura... ma niente.
La Polizia Provincile ti rimanda alla Lipu, oppure ad una clinica... ma gira la voce che dei piccioni non importi nulla a nessuno e tendano a sopprimerli.
Quello che abbiamo qui ha solo bisogno di tempo e cibo, poi volerà anche lui: ha solo 30 giorni di età!
Mi sono sentita sola in questa "avventura", sola e spaesata.
Vorrei aiutare quel piccioncino, ci provo, ma non so quanto io possa essere efficace.
Sono tutti bravi a parlare, ma quando chiedi aiuto spariscono tutti.
Se avessi un bel giardino per farlo scorrazzare lo terrei per sempre con me, o per quanto lui abbia voglia di rimanere, ma vorrei curarlo nel modo giusto...
Mi si spezza il cuore...
La sua mamma l'ha abbandonato da due giorni... e io non so come aiutarlo.
Scusi per lo sfogo, ma sono triste...

Pietro Melis ha detto...

Cara Francy
ha fatto male a rivolgersi alla Lipu, che si occupa solo di rapaci e se ne frega dei piccioni. Io ho allevato due piccioncini abbandonati dalla madre che aveva fatto due uova in un portafiori del balcone. Sono diventati adulti e liberati. Compri una bustina di PASTONCINO (color giallo) per uccelli granivori (quello rosso è per uccelli insettivori). E' il migliore alimento completo per pulcini. Due gocce d'acqua ogni volta, anche con le dita (bisogna essere in due: uno tiene il piccione e l'altro gli apre becco). Una settimana fa uno dei 4 piccioni, una femmina, che ho in casa (e che non volano perché due avevano l'ala spezzata e due con disturbi neurologici sopravvissuti ad avvelenamenti di molti anni fa dovuti a delinquenti) improvvisamente non riusciva a camminare. Chiamato un veterinario esperto in volatili, guardandogli l'occhio, ha detto subito che si trattava di mancanza di calcio. Mi ha prescritto un 1/4 di compressa di AD3 della Bayer due volte al giorno. Il giorno dopo ha ripreso a camminare (anzi a corrrere). Ha circa 15 anni.

Pietro Melis ha detto...

P.S. Il pastoncino lo può trovare facilmente in un negozio per animali, anche se non tutti i negozi l'hanno.

Pietro Melis ha detto...

Il mangime per uccelli granivori si chiama MIXMEAL (Pastoncino con frutta e biscotto granulato) della ALL.PET. Le do il numero del veterinario. Si chiama Mauro Cavallo (con ambulatorio a Villasor in provincia di Cagliari) e il suo numero è 348 0616822. Gli chieda se abbia un indirizzo email per descrivergli anche per iscritto la situazione se non bastasse il colloquio telefonico. Gli domandi se sia necessario il calcio in compresse. Gli faccia pure il mio nome. Dove abita lei? Di più non posso fare.