domenica 18 agosto 2013

ORIANA FALLACI: DALLA "LETTERA A UN BAMBINO MAI NATO". CON MIO COMMENTO

Riporto una pagina dal mio libro Io non volevo nascere. Essa contiene alcune frasi della Lettera a un bambino mai nato di Oriana Fallaci, che dà voce al figlio abortito involontariamente. Con mio commento.
“Non appena compresi che tu non credevi alla vita, io mi permisi la prima ed ultima scelta: rifiutare di nascere...Si nasceva perché altri erano nati e perché altri nascessero...Se non accadesse così, mi dicesti, la specie si estinguerebbe. Anzi, non esisterebbe. Ma perché dovrebbe esistere, perché deve esistere? Lo scopo qual è? Te lo dico io:un'attesa della morte, del niente. Nell'universo che tu chiamavi uovo lo scopo esisteva: era nascere. Ma nel tuo mondo lo scopo è soltanto morire: la vita è una condanna a morte. Io non vedo perché avrei dovuto uscire dal nulla per tornare nel nulla”. E il mancato padre aggiunge: “Ti scrivo per congratularmi, per riconoscere che hai vinto...Sei riuscita a non cedere al bisogno degli altri, incluso il bisogno di Dio...Dio è un punto esclamativo con cui si incollano tutti i cocci rotti: se uno ci crede vuol dire che è stanco, che non ce la fa più a cavarsela da sé. Tu non sei stanca perché sei l'apoteosi del dubbio...E solo chi si strazia nelle domande per trovare risposte, va avanti. Solo chi non cede alla comodità di credere in Dio per aggrapparsi ad una zattera e riposarsi può incominciare di nuovo: per contraddirsi di nuovo, smentirsi di nuovo, regalarsi di nuovo al dolore”. Ma poi torna l'illusione della vita: “Ho il compito di battermi contro le comodità dei punti esclamativi, ho da indurre la gente a porsi dei perché”. Ma non può essere questo lo scopo della vita, cara Oriana. Sarebbe un circolo vizioso. Se anche tutta l'umanità fosse capace di porsi i tuoi perché – mentre è una grande massa di ebeti, che vivono nell'anonimato del quotidiano o alla ricerca di guadagni e di potere, sino ad arrivare ad uccidere – ognuno vivrebbe solo con lo scopo di porsi dei perché. Ma perché vivere per dei perché?
Ecco allora la scappatoia che trovasti, scadendo però nella banalità: “A (che) cosa serve volare come un gabbiano dentro l'azzurro se non si generano altri gabbiani che ne genereranno altri ancora ed ancora per volare dentro l'azzurro?”. In realtà, ti rispondo, solo gli uomini gabbiani meritano di nascere. Se anche quasi tutti gli umani dichiarassero di essere contenti di essere nati, cioè di dover morire, non si potrebbe sacrificare il pensiero di una minoranza che avrebbe preferito non nascere. Tu sei appartenuta ad una piccola minoranza, come vi appartengo io. Né tu né io siamo nati gabbiani. Che nascano e continuino a morire, nascendo, i gabbiani. Essi non si pongono dei perché, come tutti gli uomini gabbiani. E se se li pongono cercano di distrarsi con tutti i mezzi. Oppure vivono ponendosi di fronte alla vita quello che tu hai chiamato un punto esclamativo: Dio, per incollare i cocci rotti della loro esistenza. Ti sei distratta facendo la giornalista, l'inviata di guerra, vedendo la morte in faccia. Ma l'hai temuta perché avevi paura del nulla. Sei nata per lasciare memoria di te? Ma quanti nascono senza lasciare neppure memoria di sé. E, comunque, non può essere nemmeno il lascito della memoria lo scopo della vita. Ti saluto, Oriana, nel tuo nulla. In attesa del mio. “Non vi è differenza tra il non nascere e il morire: tutte e due hanno come effetto il non essere” (Seneca, La dottrina morale).
Io non volevo nascere. Sapete perché Berlusconi a 74 anni continua ad avere una vita agitata muovendosi da una parte all’altra della Terra? Per rimuovere il pensiero della morte. Egli non lo sa. Ma io lo so.

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