giovedì 28 febbraio 2013

L'IMMAGINARIO ULTIMO DISCORSO DELL'ULTIMO PAPA. CARO EX PAPA, TI SCRIVO

Dal mio libro Scontro tra culture e metacultura scientifica: l'Occidente e il diritto naturale traggo quanto segue.

Potrebbe accadere al papa di lasciare libertà ai suoi dubbi nel sogno, in cui la verità storica affiorerebbe dal subconscio libera dalle rimozioni operate dalla fede, e di fondare una “religione” civile, come egli la chiama, immaginando di affacciarsi alla finestra di fronte alla p.zza S. Pietro per dire:
“Carissimi fratelli in Cristo, non ho avuto sino ad oggi il coraggio di dirvi che, dopo ulteriori riflessioni sui miei studi, sono convinto che il Vecchio Testamento sia tutto un imbroglio, e dunque, teologicamente, lo sia anche il Nuovo. Conservate di questo i messaggi morali, tra cui la norma – che li riassume tutti - 'Fai agli altri quel che vorresti fosse fatto a te'. E’ un principio di carità cristiana, non un obbligo giuridico. Ma attenti ad intenderlo bene, perché potrebbe essere un principio pericoloso, se qualcuno, per fanatismo religioso, si sentisse in diritto anche di uccidere, credendo di meritare la stessa sorte se si trovasse al posto della vittima, ritenuta nemico della sua fede. Ricordatevi che Confucio nel 500 a. C. si limitò a dire: 'Non fare agli altri quel che non vorresti fosse fatto a te'. Che è un comandamento giuridico. Cristiani, rompete le righe! Da oggi arrangiatevi. Ognuno per sé e …Dio per tutti. Sperando che esista. Ma non sarebbe di certo quello della Bibbia. E tanto meno del Corano, a cui non si può riconoscere nemmeno dignità morale, essendo un libro predicatore della violenza e dell’odio per coloro che non vi credono. Conservate le radici-greco-romano-cristiane dell’Occidente, in conformità alle frasi di Gesù 'Il mio Regno non è di questo mondo' e 'Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio', giacché può esistere un cristianesimo laico, fondato sul diritto naturale, con Gesù uomo e non anche figlio di Dio, buono anche per gli atei, che, se hanno rispettato la norma di Confucio, avrebbero più meriti, di fronte a Dio, rispetto ai credenti che hanno rispettato anche la norma di Cristo, ma per salvarsi l’anima. Se Dio esiste, si salvi chi può! Ognuno a suo modo, credente o non credente, purché rispetti il diritto naturale, che non è soltanto della natura umana, data la comune origine di tutte le forme di vita”.

Questa è la risposta che l’ateo, come il papa del subconscio, può dare al frequente appello del papa ufficiale ai non credenti perché si aprano alla parola di Dio. Che se ne fanno, se possono avere più meriti dei credenti di fronte a Dio? Il Dio dei non credenti. è migliore di quello antropomorfico delle religioni, che ha bisogno di essere pregato per sapere ciò che deve fare. E’ il Dio che riconosce maggiori meriti a chi evita di compiere del male non per opportunismo, cioè per avere un premio da Dio o per timore di Dio. Pascal, con la sua famosa scommessa sull’esistenza di Dio, inventò un argomento che non andava a favore della sua intelligenza, giacché, se egli fosse stato veramente intelligente – e non anche crudele, come le anime “pie” dei giansenisti di Port-Royal, che inchiodavano dei cani su tavole per vivisezionarli soltanto per il gusto di assistere alla circolazione del sangue - avrebbe dovuto rovesciare l’argomento, scommettendo sulla non esistenza di Dio, perché non si trae il massimo guadagno dal credere in Dio, se si può trarre un guadagno maggiore dal non credervi, se esiste.

Voltaire (Storia dell'affermazione del cristianesimo, cap. 25) ha scritto: “Se il cristianesimo ha principi esacrabili, l’ateismo non ha alcun principio. Gli atei possono essere briganti senza leggi, come i cristiani e i maomettani sono stati briganti con leggi. Vediamo se non sia più ragionevole e più consolante vvere come deisti”. Il deismo di Voltaire è una religione naturale: “E’ naturale riconoscere un Dio, da quando si aprono gli occhi; l’opera annuncia l’artefice”. Probabilmente nemmeno Voltaire credette in tale Dio, soprattutto dopo il terremoto di Lisbona, considerando che egli, ironizzando su Leibniz, non ritenne mai che questo fosse il migliore dei mondi possibili. Dunque come potrebbe un Dio esserne l’artefice? La sua concezione scientifica del mondo, poggiantesi sul sistema meccanicistico di Newton, autosufficiente, insieme con l’affermazione di una eguale origine naturale della vita umana e di quella non umana, in opposizione al dualismo cartesiano,1 gli offriva tutte le premesse per arrivare a concepire un diritto naturale come unico fondamento delle leggi umane. E’ il diritto naturale, in quanto naturale, non ha bisogno di Dio, se deve vincolare anche Dio. E’ strano – e vi è da rammaricarsi del fatto - che Voltaire non sia giunto a percepire ciò, anche considerando che egli negò sempre si potesse dimostrare l’immortalità dell’anima (Trattato di metafisica, 6). Diversamente non avrebbe scritto che l’ateo non ha alcun principio. La religione naturale appare in Voltaire una gentile concessione alla religiosità, mentreegli stesso pensava che la religione potesse avere un’utilità pratica soltanto per coloro che avevano bisogo del timore di una punizione divina per rispettare l’ordine pubblico. In questo senso scrisse: “Se dio non esistesse bisognerebbe inventarlo”. E in una lettera a d’Alembert (27 novembre 1771) scrisse: “Un’intelligenza ordinatrice della natura deve essere limitata quando si badi alle imperfezioni e alle miserie della natura stessa”.2 Nella tragedia Henriade (VII, 87-92) Voltaire scrisse: “Iddio non li castiga per aver chiuso gli occhi alla conoscenza che lui stesso aveva posto sì lungi da loro; non li giudica da padrone ingiusto in base a leggi cristiane che essi mai hanno conosciuto, in base allo zelo insensato dei loro santi furori, ma in base alla legge semplice che parla a tutti i cuori".

Il papa, rivolgendosi agli atei (19 agosto 2005), ha dichiarato a Colonia: “Concedete a Dio il diritto di parlarvi”. Quale Dio? Il dio biblico? Ma per favore! Come si permette di proporre ancora menzogne bibliche, cioè ebraiche, pensando che tutti siano imbecilli o ignoranti? Leggano i cristiani la breve Storia dell’affermazione del cristianesimo di Voltaire – che spiegò chiaramente come tale affermazione fosse fondata sulle menzogne, come il cristianesimo sia nato soprattutto dalla predicazione di un pluriassassino, opportunista ed impostore, quale fu S. Paolo, ebreo rinnegato, che, cittadino romano, avendo ereditato la cittadinanza romana dal padre per le sue benemerenze come commerciante di pelli, pur contro le leggi romane si era prima mosso in vari luoghi, tra cui Damasco nel 38, per arrestarvi i cristiani su incarico dal “sommo sacerdote” di Gerusalemme, avendo avuto gusto a partecipare alla condanna a morte di Stefano, alla lapidazione del nazareno Sebastiano, ad assassinare San Giacomo il minore, poi ancora Oblia il Giusto.ritenuto fratello di Gesù.3Questo individuo, che riconosce di avere promosso stragi, imprigionamenti e condanne a morte di cristiani andando a scovarli in città straniere (Atti degli apostoli, 9, 1; 25, 10), per cui non si capisce come sia sfuggito sin d’allora alla pena capitale secondo la legge romana, tanto più in quanto era cittadino romano, si inventò improvvisamente la resurrezione di Gesù senza averlo mai conosciuto. Scrive Voltaire: “Solo un fanatico insensato o un furfante molto maldestro può dire che San Paolo cadde da cavallo per aver visto della luce in pieno mezzogiorno; che Gesù Cristo gli gridò da una nube: 'Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?', e che Saulo cambiò subito il suo nome in Paolo e da ebreo persecutore e omicida com’era ebbe la gioia di diventare cristiano perseguitato ed ucciso. Solo un imbecille può credere a un racconto del genere” (op. cit., cap. 8). Aggiungiamo noi: solo un ebreo poteva inventarsi tale racconto. Su quale soggetto da galera il dio cristiano avrebbe fondato il cristianesimo! S. Paolo trasferì nel cristianesimo lo stesso fanatismo con cui precedentemente aveva perseguitato i cristiani. Se fosse vissuto dopo Costantino avrebbe promosso la caccia ai pagani e il loro sterminio in caso di mancata conversione. Nietzsche nell’Anticristo vedrà in S. Paolo, e non in Cristo - che si sarebbe limitato, secondo lui, a predicare una morale fondata sulla non resistenza al male (§30) – la fonte del “risentimento” ebraico contro il resto del mondo, l’odio contro la “sapienza mondana”, cioè la scienza, a cui opporre la menzogna (§47) per avere il sopravvento su Roma (§58). Ma Nietzsche ha mancato di dire che questa operazione ebraica fu bloccata dal neoplatonismo, su cui unicamente si costruì la vittoria del cristianesimo contro il giudaismo, che già con i farisei si era fatto contaminare dall’ellenismo, accettando, contro la tradizione rigoristica dei sadducei, la credenza nell’immortalità, esclusa nel Pentateuco, cioè nella Torah (la legge ebraica). Voltaire non tralascia di spiegare come la tesi della coeternità e della consustanzialità del Verbo (o Logos), incarnato in Gesù, abbia vinto, in una concezione neoplatonica, contro la tesi di Ario, nel Concilio di Nicea (325), grazie ad un altro spregiudicato pluriassassino - anche di molti suoi familiari, compresi un figlio, la moglie Fausta e un nipote di 12 anni - quale fu l’imperatore Costantino, che, pur non convertendosi al cristianesimo, ma sfruttandolo politicamente, diresse il Concilio di Nicea.

Si domandino i cristiani come il papa possa ancora usare e predicare tante menzogne ebraiche. Almeno usi il papa la sua mal guadagnata autorità morale, fondata su tali menzogne, in modo intelligente, adeguato ai tempi, a fin di bene, e non a fin di male, se vuole ancora affermarsi. Cioè entro una concezione che non sia più antropocentrica, in sintonia con la riconosciuta verità scientifica dell’evoluzione biologica e della comune origine di tutte le forme di vita, estendendo conseguentemente oltre l’ambito della natura umana quel diritto naturale che, rimasto rifugiato nella dottrina cristiana dopo Kant, non può trovar posto nella grande pattumiera della filosofia contemporanea, che, intrisa di relativismo e di storicismo, nella sua antiscientificità ha trovato il suo certificato di morte ponendo la ragione contro se stessa. Il papa, al contrario, avrebbe tutto da guadagnarci e salverebbe la faccia. Gli forniamo un aiuto che non potrà respingere: S. Tomaso, che scrisse che il mondo non è stato creato per l’uomo ma per Dio stesso, essendo manifestazione della sua potenza. Aggiunse S. Tomaso che soltanto con la fede, e non con la ragione, si può credere che il mondo sia stato creato dal nulla.E la fede non è obbligatoria. La ragione sì. Che fa, il nesci, eccellenza, o non l’ha letto? Ah, intendo il suo cervel, Dio lo riposi, ché in tutt’altre faccende affaccendato, a S. Tomaso è morto e sotterrato. Lo dissoterri, altrimenti Lei non ha nemmeno un minimo di veste morale per pretendere di essere ascoltato. Il Suo Dio non è il Dio “orologiaio” dell’illuminista Voltaire. Un Dio principio dell’ordine della natura e che non dà fastidio ad alcuno. No. Il Suo Dio non ha alcun diritto di parlarci. Il Suo vorrebbe essere anche il dio dell’Antico Testamento, un dio di burla e di sangue. Esso non ha serie credenziali per poter parlarci. Per di più è il dio che Lei vorrebbe far dialogare con quello islamico. Lei certamente ha letto il Corano. E allora perché Lei parla come se non lo conoscesse proponendo un’amicizia impossibile con gli islamici? Al massimo può proporre un ignorarsi reciproco, in pacifica coesistenza. Ognuno a casa sua, con piena libertà di pensiero, ma non d’azione – che riguarda l’ambito giuridico - senza incontri in casa d’altri per riconoscere dignità morale a chi non ne merita. Ci dispiace tanta confusione, Benedetto XVI. Se questo è il Suo Dio, lo propini ai disperati, accecati dalla fede. Meglio rimanere disperati, ma con la vista. Chi chiede di essere ascoltato deve prima di tutto rispettare le regole della logica. Non ha il diritto di parlare agli atei un Dio contraddittorio, che pretende di avere antiche credenziali nell’Antico Testamento. Né il papa ha diritto di rivolgersi ad un ateo come chi scrive, che si ritiene moralmente migliore del papa se può muovergli il rimprovero di continuare a favorire “il silenzio degli innocenti” non spendendo una parola contro le crudeltà sugli animali e favorendo il paradosso che ciò che per la legge di qualche Stato è reato – gli atti di crudeltà sugli animali – dalla Chiesa non viene dichiarato peccato, mentre le maggiori festività della cristianità – il Natale e la Pasqua – coincidono con una strage di agnelli, che rafforza l’immagine del Cristo agnello sacrificale, che ha fatto dire alla teologa Uta Ranke-Heinemann che la teologia cristiana è una “teologia da macellai”.4 Chi è capace di affermare che è peccato usare il profilattico ma non è capace di dichiarare che è peccato usare crudeltà contro gli animali non è degno di fare alcuna predica, perché privo di credibilità morale. Ha capito teologo Ratzinger? Non vi ancora alcuna differenza tra Lei e Pio IX, che proibì a Roma la costituzione di un’associazione per la protezione degli animali per paura che la gente pensasse che anche gli animali non umani potessero avere un’anima immortale. Se vuole essere almeno moralmente – non teologicamente - credibile si converta al diritto naturale non antropocentrico il teologo Ratzinger prima di rivolgersi agli atei vegetariani, che non hanno alcunché da imparare da lui, che mangia le bistecche e i salamini tedeschi e alimenta l’impostura di quei cristiani, lui compreso, che, pur mangiando carne, non avrebbero il coraggio di andare almeno una volta nella vita in un mattatoio per uccidere, dissanguare, scuoiare e squartare gli animali che mangiano, e che, tuttavia, credono di avere le mani monde di sangue. Egli non può proporre il dio biblico ad un ateo vegetariano, a cui farebbe moralmente schifo. Gesù scaccia i mercanti dal porticato del “tempio” dicendo che ne avevano fatto una spelonca di ladri, non dice che quel “tempio” era in realtà un mattatoio, che anch’egli, ebreo, continuava a ritenere fosse “casa del Signore”. Un dio che abita in un mattatoio! E’ questo il dio che dovrebbe parlare agli atei, soprattutto se vegetariani? Ma per favore, teologo Ratzinger!

Il 2 ottobre 2005 il papa, in occasione del Sinodo dei vescovi ha dichiarato che l’uomo senza Dio si crede padrone del mondo.Affermazione stupefacente! Evidentemente il papa si è dimenticato che è proprio il dio biblico che ha alimentato la concezione della Terra come dominio dell’uomo: “Moltiplicatevi, soggiogate la terra, dominate sui pesci del mare (e di dove?), sugli uccelli del cielo e sopra ogni animale sulla terra” (Genesi, 1, 28). E nelle parole rivolte a Noè (9, 1) il dio ebraico è ancora più terribile: “Avranno timore e spavento di voi tutti gli animali della terra e tutti gli uccelli del cielo. Essi sono dati in vostro potere con tutto ciò che striscia sulla terra e con tutti i pesci del mare”. Perché l’uomo non si senta padrone della natura basta ricordare una lapidaria frase di Francesco Bacone (Novum Organum, 3): “Alla natura si comanda solo obbedendole”.

Il 16 ottobre 2005 il papa, in un messaggio scritto inviato al presidente del Senato Pera, in occasione di un convegno sul tema Libertà e laicità, ha scritto che “i diritti fondamentali provengono da Dio e non dallo Stato”. Ci risiamo. Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Certamente non possono provenire dallo Stato, se non per una concezione convenzionalistica e relativistica dei diritti fondamentali. Questa è la scoperta dell’acqua calda. Infatti questa concezione si dovrebbe astenere dal condannare i “crimini contro l’umanità”. L’uomo è comparso e vissuto sulla Terra senza Stati per milioni di anni. E’ lo Stato in funzione dell’individuo, e non l’individuo in funzione dello Stato. Ma da quale Dio proverrebbero i diritti fondamentali, ammesso che provengano da Dio? Se si tratta del dio di Abramo che accetta l’ordine di Jahweh di uccidere il figlio Isacco come prova di fedeltà, di questo dio è meglio fare a meno, in quanto privo di ragione, essendo manifestamente nemico del diritto naturale. Se si tratta di un Dio che è vincolato anch’egli dal diritto naturale, come il Dio di S. Tomaso, che distingue tra legge divina e legge naturale, pur essendo entrambe comprese nella legge eterna, allora i diritti fondamentali non provengono da Dio, essendo Dio stesso vincolato eternamente da esso. Dunque i diritti fondamentali non possono provenire da Dio, altrimenti sarebbero convenzionali, fondati sulla volontà divina, come nell’ebraismo e nell’islamismo, e non sulla ragione, sul Logos greco, che trascende la stessa volontà divina. E se è così, la laicità non ha bisogno di Dio, ma del Logos, che trascende ogni possibile volontà divina, tanto è vero che nella trinità cristiana si esprime nel Verbo, vincolo della potenza del Padre (purché non venga identificato con l’ebraico e ridicolo Jahweh, tutto volontà e niente ragione, come Allah, ma sia ritenuto simile all’Uno della triade neoplatonica).
Dio è un surplus, un optional della fede religiosa, come sostanzialmente riconosce S. Tomaso. Il miracolo sarebbe un irrazionale prevalere della volontà sul Logos. 
 
1 Il filosofo ignorante, in Opere, Laterza, vol. II, pp. 509 sgg. Cfr. anche la voce “bestie” in Dizionario filosofico.
2 Cfr. Theodore Besterman, Voltaire (1969), Feltrinelli 1971, pp. 177-91; p. 468.
3 Queste notizie vengono date da Abdias, uno dei primi discepoli di Gesù e preteso vescovo di Babilonia, secondo quanto riportato nello scritto citato di Voltaire.
4 Così non sia. Introduzione al dubbio di fede, Rizzoli 1993, p. 128.

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