venerdì 3 febbraio 2012

ECCO CHI FU SCALFARO. L'ASSASINO DI UN INNOCENTE. DIVENUTO CAPO DI STATO.

Accusato dal pm Scalfaro e fucilato come fascista Ecco le sue lettere inedite

"Muoio innocente": così scriveva Domenico Ricci dal carcere di Novara, giustiziato a guerra finita. Il pubblico ministero era il futuro Presidente. La supplica della moglie: "Si può uccidere così un uomo?"

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Nell’estate 1945, a guerra finita, l’allora 27settenne Oscar Luigi Scalfaro, futuro presidente della Repubblica italiana, sostenne con altri due colleghi la pubblica accusa al processo che vedeva imputati per «collaborazione con il tedesco invasore» l’ex prefetto di Novara Enrico Vezzalini e i fascisti Arturo Missiato, Salvatore Santoro, Giovanni Zeno, Raffaele Infante e Domenico Ricci.

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Dopo tre giorni di dibattimento fu chiesta per i sei la condanna a morte, eseguita il 23 settembre al poligono di tiro di Novara (in veste di pubblico ministero Scalfaro ottenne un’altra condanna capitale, che tuttavia non fu eseguita a causa dell’accoglimento del ricorso in cassazione del condannato Stefano Zurlo, ricorso suggerito, a quanto sostenne Scalfaro, da lui stesso).
La vicenda è nota: la fucilazione «firmata» da Scalfaro venne raccontata nei dettagli (pubblicando per la prima volta la stessa foto che vedete in questa pagina) dal nostro Giornale nel 1996. Ed è anche noto che, successivamente alla rivelazione del Giornale, Scalfaro stesso iniziò a manifestare dubbi sulla fondatezza dei processi, definendoli influenzati dal clima incandescente dell’epoca e dall’emozione popolare: in un’intervista rilasciata a Pierangelo Maurizio per Kosmos
nell’ottobre 2006, Oscar Luigi Scalfaro ammise di «non aver elementi per rispondere» alla figlia di uno dei condannati, Domenico Ricci, che gli chiedeva di esprimersi sulla innocenza o colpevolezza del padre: «Lo interrogai - disse Scalfaro -.

Era colpevole? Non so». Da notare che Scalfaro conosceva bene la famiglia Ricci, abitando nella stessa palazzina al piano di sopra, in corso Torino, a Novara.
Domenico Ricci, brigadiere di pubblica sicurezza, quando venne fucilato aveva 48 anni. Lasciò la moglie e quattro figli, tutti minorenni. Lui e gli altri cinque non vennero uccisi alla prima maldestra raffica dell’inesperto plotone di esecuzione e sui corpi si accanì poi un gruppo di donne.
Fino a qui è (quasi) tutto noto. Ora, però, la cronaca ci riconsegna un’altra tessera di Storia. Dopo la morte di Scalfaro, la figlia Anna Maria (che oggi ha 78 anni) e il nipote Douglas Ruffini (40 anni) hanno deciso di rendere note le lettere inviate alla famiglia dal carcere di Novara da Domenico Ricci. Il quale, nell’ultima straziante pagina, scritta un’ora prima dell’esecuzione capitale, giurava di morire «innocente».

SONO STATO CONDANNATO A MORTE
NON HO PIÙ FORZA, IL PIANTO MI ASSALE

Novara 29.6.1945
Cara Moglie. Con il cuore straziato debbo darti la dolorosa notizia, l’esito del mio processo è stato doloroso per me e per voi tutti, sono stato condannato alla pena di morte ciò che non mi sarei mai aspettato e che non meritavo [...]. Io ho fato ricorso in cassazione e mi auguro che venga accettato e così con l’aiuto di iddio che io prego sempre mi venga tramutata la pena se vi è possibile fatelo sapere anche a Francesco a Firenze se anche lui può fare qualcosa di bene, ti raccomando nel dare notizia a mia madre, se è ancora in vita, di essere prudente. Cara moglie ti chiedo di inoltrare domanda di grazia presso il Luogo Tenente del Re Principe di Piemonte esponendo tutti i casi pietosi e le condizioni della nostra famiglia e i quattro figli che noi abbiamo e la nostra casa sinistrata e che per quello fui costretto a trasferirmi nell’Italia settentrionale su ordine per mezzo di una circolare del ministero d’interno e anche per la fame che si soffriva mia e i nostri bambini, insomma pensate voi. Nella domanda mettete anche che nei quattro giorni del dibattito nessuna accusa specifica è stata fatta a carico mio né di omicidio né di rapina e ne di furto solo perché ero brigadiere e dicevano che avrei comandato io dopo Martino ciò che non è nulla vero. Cara moglie fatti coraggio che iddio aiuterà gli innocenti quello che ti raccomando i nostri quattro figli, per me più nulla ti dico tanto tu immagini quello che io soffro, però pregando iddio e sperando nella sua bontà divina mi sorreggo ancora per qualche giorno, se qualcuno di voi potesse venire a trovarmi potrei sorreggermi qualche ora di più, non ho più forza di scrivere il pianto mi assale. Vi bacio affettuosamente a tutti, tanti, tanti a Gina, Anna, vostro marito e padre. Domenico. Pregate per me addio.

TI RACCOMANDO LE BAMBINE
SONO LE COSE PIÙ CARE PER ME

Novara 23.7.1945
Moglie carissima questa è la terza lettera che scrivo senza avere ancora una tua risposta perché? Scrivi subito e dammi tue notizie e dei bambini, fammi sapere anche se hai fatto qualcosa a Roma, per me, domanda di grazia per me a S.A.R. o al Vaticano. Io attendo vostre notizie, anche di mamma è ancora in vita mi auguro di si è digli che preghi per me. Ti raccomando le bambine guardale e tienile di conto che sono le cose più care per me, anche te fatti coraggio e spera nella grazia d’iddio perché solo lui è giusto, solo in questo luogo ho imparato a conoscere gli uomini e per questo che da questo momento ammiro le bestie. Cara moglie tutto quello che sta passando la nostra famiglia la sventura più grande di questo mondo lo dobbiamo al Sig. Lucchini l’uomo più cinico di questo mondo in tutta Novara non ho avuto nessuna imputazione a carico mio, solo quella di lui, spero che il nostro buon Gesù pregherà secondo il merito, vedi se puoi fare una capatina qui a novara insieme con qualcuno dei parenti il mio desiderio di rivedervi è tanto che qualche giorno finirò al manicomio. Vanda che cosa fa si è impiegata? Scrivetemi subito perché io non ho più forza a resistere. Vi bacio a tutti caramente, tanti, tanti a Ginotta, Vanda, Anna, più a tutti i parenti tuo affezionatissimo marito. Domenico Ricci. Scrivi, scrivi, baci.

SPERIAMO IN DIO CHE UN GIORNO
IO POSSA TORNARE DA VOI

Novara 3.8.1945
Moglie Carissima, ho ricevuto una lettera scritta da Renzo, la quale mi da vostre buone notizie, assicurandomi che godete tutti ottima salute, medesimo posso dirvi di me fino ad oggi e speriamo in Dio che prosegua anche per l’avvenire, e venuta a trovarmi mia sorella Aurelia anche loro stanno bene. Osvaldo non è ancora tornato dalla Germania e non sanno notizie speriamo che presto anche lui possa tornare fra i suoi cari. Cara Assunta fammi sapere se Romolo e arrivato a Roma essendo che il collegio non c’è più a Gallarate e si è trasferito a Roma. Lui è partito quindici giorni indietro quindi spero che sia fra voi ti prego di stargli attenta come pure alle altre e speriamo in Dio che anche io un giorno, potrò ritornare fra voi. Ho fatto la domanda di grazia vedila anche voi a Roma di fare qualche cosa presso il ministero di Grazia giustizia. Cara Moglie fammi sapere qualche cosadei miei parenti e di mamma se è ancora viva oppure no scrivi spesso e fammi sapere tutto. Invio a tutti tanti bacioni a Ginotta e Anna tuo affezionatissimo marito.

LA MIA SALUTE È BUONA

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E COSÌ VOGLIO AUGURARMI PER VOI

Novara 3.8.1945
cara sorella e cognato La mia salute è buona e così voglio Caugurarmi anche per voi, oggi ho scritto anche a mia moglie, non so come mai che loro non mi danno notizie scrivete anche voi a loro e ditegli che mi scrivano e mi danno loro notizie, io dubito che assunta non stà bene dato che lei era già stata operata per il fegato e adesso che aveva bisogno di tranquillità invece tutto al contrario,ma la bontà d’iddio aiuterà anche lei, come spero che aiuterà anche a me e tutti i miei cari [...]. Inviovi tanti baci a tutti tuo affezionato fratello e cognato.

MI MANTENGONO LE PREGHIERE
CHE FACCIO TUTTO IL GIORNO

Novara 6.8.1945
Carissimi tutti, ho ricevuto la vostra in data 1˚ agosto sono lieto nel sentirvi che godete buona salute, anche io fino a questo momento non posso lamentarmi fin quando dura, speriamo Iddio e preghiamolo di cuore che la faccia durare sempre. Cara sorella vi ringrazio che avete dato comunicazione alla mia famiglia di quanto io desideravo, sarà solo difficile che potranno venire per mezzo che le comunicazioni sono poco comode, e poi credo, anzi sono convinto che assunta è molto malata tu sai che è stata operata per il male di fegato e quindi avrebbe avuto bisogno di tranquillità, pazienza il destino ha voluto così, però iddio vede e provvede anche per lei. Mi dite fra una quindicina di giorni verrete a trovarmi, puoi immaginare quale gioia è per me, speriamo però che sarò ancora in vita, poi mi dici di aiutarmi per far si che non vengo malato come vuoi che mi tiro su qui dentro? Mi mantengono le preghiere che faccio tutto il giorno, state tranquilli e coraggio. Spero di rivedervi ancora.

QUANDO VIENI, PORTA UN PO’ DI TABACCO

Novara 31.8.1945
Carissimi tutti, la mia salute fino ad oggi è discreta, mentre per voi voglio augurarmi che sia ottima. Carissimi non potete immaginare quale e quanto sia stato il dispiacere sapervi a Novara e non potervi vedere, potete immaginare con quale ansia attendevo per poter abbracciare Osvaldo dopo lunghi anni che non sapevo più notizie. Cara sorella adesso i colloqui sono ogni quindici giorni perciò puoi venire quando vuoi, se vieni non dimenticare la carta d’identità se no non ti rilasciano il colloquio. Cara sorella, io non ho notizie da casa, ti prego se tu sai qualche cosa di farmelo sapere, poi ti prego anche di scrivere a mia moglie edirgli che mi rimandano un po di soldi, perché io sono senza e debbo vivere con il solo vitto del carcere, e digli pure che scriva io non ho ancora ricevuto una lettera scritta da assunta quindi pensate. Cara sorella i soldi fatteli spedire te e poi quando vieni me li porti tu stessa. Quando vieni vedi se puoi portare un po di sigarette o tabacco con cartine e qualche scatola di fiammiferi. Saluti e baci a tutti arrivederci a presto

QUI COMINCIA A FARE FREDDO
E IO NON Ò ROBBA INVERNALE

Novara 19.9.1945
Carissimi tutti. Rispondo alla vostra lettera sono lieto nel sentire che godete ottima salute, anche di me posso assicurarvi medesimo fino ad ora, quando venite a trovarmi? Cara sorella questa lettera fammi la cortesia di darla a mia moglie. Cara Moglie. Ho ricevuto la tua lettera tramite mia sorella il primo scritto che ricevo da te, da quando sei partita da Novara, io di salute sto bene grazie iddio, così voglio augurarmi di te e i nostri bambini e tutti i nostri parenti. Cara moglie sono dispiaciuto che ti si è molto abbassata la vista e che ti sei molto sciupata, non prendertela di nulla coraggio e mangia e bevi e cerca di mantenerti bene, prega S. Rita che certamente ci fa la grazia da noi desiderata, io la prego sempre e con fede. Cara moglie quando venite? Qui incomincia a fare freddo e io nonò robba invernale, ora potete venire i treni ci sono tanti Roma Milano come pure Roma Torino quindi vedete un po’ fra te e Vanda chi vuole venire io preferisco che vieni te, ma se non sei in condizioni di viaggiare allora fai venire Vanda, Romolo, Anna, Gina come stanno? Annarella già mi ha scritto due volte mentre quel birbone di Romolo vuoi dirgli un po’ perché non mi scrive? Non avrà tempo, quando scrivete anche che scrive Vanda a me non minteressa basta che tu la firmi. La signora-Ines mi lava la biancheria tutte le settimane e mi porta anche qualche cosa ma tu sai che non fanno perché sono poveri. Vi bacio tanti a tutti tuo affezionatissimo marito

MUOIO Sì, MA INNOCENTE
NON DA TRADITORE

Novara 23.9.1945
Famiglia mia carissima. È tuo marito che ti scrive e per i bambini è il papà, non piangete fra un’ora non ci sono più in questo mondo con santa rassegnazione passo all’altro. Coraggio iddio e S. Rita pregherà per voi. Salutatemi tutti i miei amici. Baciatemi tutti i miei parenti. Muoio sì, ma muoio innocente, è bene che tutti lo sappiano, la grande ingiustizia che stanno commettendo. Voi lo farete sapere perché nessuno deve mai dire che io sia stato un traditore, ho sempre servito la mia Patria con fede ed onore e con fede ed onore muoio. Viva l’Italia. Vi bacio a tutti caramente e dal cielo vi guarderò a tutti iddio vi aiuti e vi benedica tuo affezionatissimo marito e padre. Arrivederci in paradiso, addio. Addio.

(Per gentile concessione della famiglia Ricci)

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