mercoledì 18 gennaio 2012

IL NAUFRAGIO DEL CONCORDIA: EVITARE GIUDIZI DETTATI DALL'EMOZIONE E NON DALLA RAGIONE CHE DEVE ANALIZZARE TUTTE LE CIRCOSTANZE

Io mi astengo dal dare dei giudizi per ora. Il giudizio deve essere fondato sulla ragione e non sul sentimento dettatodall'emozione. Bisogna conoscere prima tutte le circostanze. Vi sono dichiarazioni contrastanti dei testimoni. Bisogna attendere prima di condannare o assolvere completamente. Una sola cosa mi appare inconcepibile: la tradizione, rispettata da Schettino, di accostarsi alla costa per l'inchino (l'omaggio) all'isola del Giglio (anche perché vi risiede un comandante in pensione). Tradizione che diventa spettacolo d'obbligo per gli abitanti. Ricordate la scena del REX nel fim di Fellini Amarcord con tutta la gente assiepata sulla banchina per vederne il passaggio? Un grave errore iniziale non ha avuto ben maggiori conseguenze se Schettino non avesse invertito la rotta dopo l'urto sulle rocce portanto la nave sulle secche per evitare che affondasse in un fondale di 75 metri.
Ho letto un raffronto con il comandante Calamai dell'Andrea Doria che affondò nel 1956 e non voleva abbandonare la nave. Forse questo diverso comportamento deriva da un'educazione militare e da un rigore conseguente che un comandante di navi mercantili (privo di grado, suppongo) non ha. Chi comanda una nave da guerra è già temprato da una scelta ben diversa e da un addestramento che non ha di certo un comandante di mercantile.
Un comandante di nave da guerra il coraggio ce l'ha già e non se lo deve dare. Quello di nave mercantile se lo deve dare se non ce l'ha. Ma il coraggio è possibile darselo se non lo si ha, avrebbe detto don Abbondio? Forse è sbagliato il sistema di reclutamento dei comandanti di navi mercantili.

Concordia, Schettino torna a casa a Sorrento Ma è scontro tra i magistrati sui domiciliari

Il comandante della Concordia è tornato nella sua casa a Meta di Sorrento. Ma all'indomani della scarcerazione scoppia la lite tra i magistrati. Il gip Montesarchio concede gli arresti domiciliari: "Non c'è pericolo di fuga". Ma la procura di Grosseto non ci sta e prepara il ricorso al Riesame: "Incomprensibile". I famigliari di Schettino denunciano: "Gogna mediatica". Da Padova una lettera anonima contro il capitano: "Terrone incapace". TELEFONATE TRA SCHETTINO E DE FALCO Audio 1 - Audio 2. IL COMMENTO L'Italia grintosa dei De Falco riscatta l'onore italiano di Cristiano Gatti. IL DOCUMENTO L'ordinanza del gip Montesarchio: scarica il PDF

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Una lunga notte in un albergo sull'Isola del Giglio, altre due in stato di fermo al carcere di Grosseto, poi gli arresti domiciliari. Mentre la Capitaneria di Porto e la procura di Grosseto cercano di rimettere insieme i pezzi del naufragio della Costa Concordia che, nella notte tra venerdì e sabato, ha portato alla morte di almeno undici persone, il comandante Francesco Schettino continua a confermare la propria presenza al timone al momento dell'impatto.

Il comandante Francesco Schettino ai domiciliari
Il comandante Francesco Schettino ai domiciliari
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Ma è la decisione del gip Valeria Montesarchio di optare per gli arresti domiciliari a far discutere. Tanto che il procuratore capo di Grosseto Francesco Verusio ha già fatto sapere che la procura sta valutando la possibilità di fare ricorso al tribunale del riesame: "Schettino è uno scellerato, va rimesso in carcere". La gogna mediatica e giudiziaria, insomma, è già iniziata.

Un comandante inesistente, inerte, caduto dalla tracotanza di una "manovra sconsiderata" all’inerzia, rifugiato nel buio di uno scoglio che guarda la nave affondare, incapace anche solo di muoversi. Il gip Montesarchio ha spiegato che, dopo aver ammesso di essere alla guida della nave Costa Concordia il 13 gennaio quando si è schiantata contro gli scogli dell’Isola del Giglio, il capitano ha anche ammesso davanti al gip di "aver sbagliato la manovra di avvicinamento all’isola". Questo deve essere bastato al gip per dare i domicialiari a Schettino che, accusato di omicidio colposo plurimo, naufragio e abbandono della nave, rischia fino a quindici anni di carcere. "La ricostruzione dei fatti - aveva spiegato Verusio - non ha modificato l'impianto accusatorio della procura". Eppure sono scattati i domiciliari e non la custodia cautelare in carcere. Schettino è già tornato nella sua casa di Sorrento. Ma la procura di Grosseto si sta muovendo e sta valutando la possibilità di fare ricorso al Riesame.

Francesco Schettino portato nel carcere di Grosseto

"Credo che l’ufficio si determinerà ad impugnare l’ordinanza del gip - ha ribattuto Verusio - e a fare ricorso al tribunale del riesame". Insomma, alla procura di Grosseto, la decisione del gip stride. Dal canto suo il gip Montesarchio ha spiegato di non aver ravvisato il pericolo di fuga ma, piuttosto, il rischio di inquinamento delle prove. "Il fatto che ci sia stato abbandono della nave da parte di Schettino non significa che sussista il pericolo di fuga", si legge nella decisione del gip di Grosseto che ricorda come Schettino, pur sceso dalla nave, sia "rimasto alcune ore sugli scogli insieme all’equipaggio". Rimane lo sconcerto. Verusio non ha usato mezzi termini e, facendosi scudo del malcontento palpabile sia in Italia sua all'estero, ha attaccato frontalmente Schettino definendolo uno "sciagurato" che potrebbe anche sottrarsi dalle proprie responsabilità. "Non è stato modificato l’impianto accusatorio e abbiamo richiesto al gip che venga mantenuta la misura cautelare - ha ribadito Verusio - non condividiamo e non riusciamo a capire la ragione per cui il gip ha preso questa decisione".

Aldilà dello scontro sugli arresti domiciliari, restano alcuni punti fermi sulla dinamica della tragedia che ha investito gli oltre 4mila passeggeri della Costa Concordia. Non solo il gip è convinto che quella effettuata da Schettino è stata una "manovra sconsiderata" a causa dell'eccessivo avvicinamento all’isola, ma ha anche sottolineato il fatto che il capitano ha "sottovalutato" il danno alla nave, ritardando poi l’allarme. Non solo. "La manovra di emergenza compiuta dopo l’impatto non esime Schettino dalle sue responsabilità - ha spiegato il gip - era comunque un atto dovuto per limitare il più possibile le conseguenze tragiche di quanto accaduto". Secondo il gip, infatti, il comportamento di buona parte del personale e degli ufficiali, che dopo l'impatto si sono adoperati per aiutare i passeggeri, "smentisce oggettivamente" l’impossibilità dichiarata da Schettino al comandante della Capitaneria di Porto, Gregorio Maria De Falco, di gestire il soccorso a bordo. Tanto incapace di fare qualcosa per la nave e i passeggeri, ma anche di fuggire valutando di asportare la "scatola nera" della nave. Insomma, c'è la conferma che il numero uno della Concordia non fece alcun "tentativo serio" di tornare "almeno in prossimità della nave" dopo essere sbarcato. Nel frattempo, a bordo del colosso, c'erano ancora almeno trecento persone intrappolate.

Nel frattempo il clima si surrisccalda. Sulle televisioni, nazionali e locali, va in onda - ventiquattr'ore su ventiquattro - il processo al comandante, mentre sui social network Schettino è diventato un vero e proprio bersaglio.

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"Il comandante Schettino è il solito terrone incapace": è il contenuto di una lettera anonima arrivata da Padova alla sede del comune di Meta di Sorrento. I famigliari di Schettino fanno quadrato e lo difendono. "Per mio cognato c’è una carriera rovinata dopo la gogna mediatica di questi giorni - ha commentato Maurilio Russo - non è giusto inchiodare un uomo".

"Non salirò mai più su una nave. cambio vita", avrebbe detto Schettino ai carabinieri. "Ho fatto il mio dovere", avrebbe detto invece agli amici. Intanto, il relitto della Concordia, il gigante del mare, stride sfiancato sugli scogli: ha restituito undici cadaveri, si cercano ancora i ventidue dispersi. Prima che il processo (quello vero, in un'aula di tribunale) possa iniziare, infatti, l'opinione pubblica ha già dato il proprio verdetto. Un verdetto che don Gennaro Starita, da venticinque anni parroco a Meta di Sorrento, sintetizza molto bene: "Umanamente lo hanno ucciso".


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