martedì 18 ottobre 2011

SONO UN INDIGNATO

Commento lasciato nel blog MOVIMENTI (16 ottobre) di Carmine Saviano entro il quotidiano LA REPUBBLICA

Pare che il libretto best seller "INDIGNATEVI" dell'autore francese 93enne Stéphane Hessel abbia fatto effetto. Tutti i giornali condannano la violenza per i fatti di Roma. Io non la condanno di per se stessa, altrimenti dovrei condannare tutta la storia. I violenti hanno sbagliato collocazione politica, come spiegherò appresso. Una rivoluzione diventa fonte di una nuova legalità. Bisogna vedere quale sia il fine della violenza. Ogni rivoluzione purtroppo ha avuto i suoi eccessi.Ma non per questo bisogna condannare la violenza. Vi è violenza giusta e violenza ingiusta. E' una volenza giusta quella diretta contro i simboli del potere corruttore della finanza che ha preso il sopravvento sulla politica imbelle che ha accettato e promosso la globalizzazione come se fosse un destino e non la conseguenza di una politica scellerata, che ha prodotto solo disoccupazione con il trasferimento in Asia di molte aziende. Come ha fatto lo stesso scarpista Della Valle, che poi fa finta di indignarsi comprando un'intera pagina dei maggiori quotidiani. Il liberismo è fallito. Io, che non sono mai stato marxista, ora sto rivalutando Marx, il cui programma non è stato mai realizzato negli Stati ex comunisti, dove è invalsa solo la dittatura di un partito. Non intendeva questo Marx. Certo, egli errò nel ritenere che il valore della merce consistesse solo nelle ore di lavoro in esse comprese e nel ritenere che il profitto scaturisse da un certo numero di ore di lavoro non pagate. Marx su questo non disse alcunché di nuovo. Lo ricopiò dall'economista inglese Ricardo. Ma è certo che sto rivalutando Marx nella sua critica al capitalismo. Il mondo è oggi preda e vittima di un liberismo sfrenato che sta devastando la Terra e proponendo come unico fine dell'esistenza umana il profitto. IL LIBERISMO E' FALLITO. Da questo fallimento consegue la rivolta degli indignati (tra cui mi pongo anche se ho ormai il futuro dietro le spalle). E riconosco che quando uno sente di non avere più futuro non trova più gli argini della ragione. E a che cosa gli servirebbe ragionare contro un potere che non ragiona? Ma tutte queste conseguenze derivano principalmente dal fatto che si vive su una Terra ormai affollata. Siamo troppi. La gente continua a far figli nonostante non abbia un futuro assicurato e così si rende complice di future generazioni che staranno ancora peggio. Sta esplodendo soprattutto in Africa, più che in Asia, la popolazione, ossia nel continente più povero della Terra. Siamo 7 miliardi. Vi sono 5 miliardi in più che non dovrebbero esistere. Purtroppo ci si dimentica del problema demografico. L'Italia, come l'Europa, è un continente sovraffollato, anche se la popolazione non è in aumento, o ha un aumento leggero. L'Italia ha 60 milioni di residenti (tra cittadini e stranieri) in un territorio di soli 301 mila kmq. E' una legge naturale che la violenza e la criminità aumentino con il sovraffollamento. Mettete tre topi in una gobbia. Coesistono pacificamente. Mettetene cinque e incomiciano ad aggredirsi. E' il risultato di più esperimenti. Meno popolazione e meno disoccupazione. Si prenda l'esempio della Svezia, della Norvegia e della Finlandia, che hanno una popolazione ridotta rispetto al territorio. E' il motivo per cui in quei Paesi non vi sono gli indignati. E si stia attenti a non dover ulteriormente importare dall'Asia e dall'Africa altri indignati con la scellerata politica dell'accoglienza.Quale soluzione contro il liberismo? Non lo so. Non lo sanno nemmeno gli economisti non liberisti. So soltanto che una soluzione deve passare necessariamente attraverso una subordinazione dell'economia alla politica perché sia l'economia reale (quella produttiva) a sostituirsi a quella parassita degli speculatori della finanza. Ma il problema non è ancora risolto. Quale politica può subodinare a sé l'economia? Una politica socialista. Ora, se non si vuole riattuare il comunismo passato, con tutte le imprese in mano allo Stato, e si vuole trovare una strada intermedia, che comunque subordini l'economia alla politica, il socialismo non può che essere -attenti allo scandalo - una forma di socialismo nazionale. E come si chiama il socialismo nazionale? Si chiama nazionalsocialismo (riveduto e corretto).Quel nazionalsocialismo che in due soli anni rimise in sesto l'economia disastrata della Germania della Repubblica di Weimar, quando occorreva una carriola di marchi per andare a comprare un chilo di pane. Questa è realtà storica inconfutabile. Non ho mai trovato seria opposizione tra comunismo e nazionalsocialimo. Tutti e due avevano un comune nemico: IL LIBERISMO, che vuole comandare sulla politica. Non la trovò infatti Nicola Bombacci, fondatore con Gramsci del partito comunista d'Italia, espulso poi dal partito perché promuoveva un'alleanza tra fascismo e comunismo. Bombacci fu nominato ministro dell'economia da Musolini nella R.S.I., quando, ormai era libero dai lacci di una borghesia che l'aveva portato al potere, ma che egli controllava con la politica. Bombacci nella R.S.I. costituì la socializzazione delle imprese (con partecipazione degli operi agli utili). Nelle fabbriche che visitava chiamava compagni , e non camerati, gli operai. Eppure fu fucilato anch'egli a Dongo con i gerarchi fascisti. Morì gridando: VIVA IL SOCIALISMO.

1 commento:

Massimo ha detto...

Il Novecento andrebbe analizzato "decostruito" e "ricostruito" per potere trovare soluzioni diverse a questa idiozia imperante. La ringrazio per questo post illuminante e per aver dato una luce nuova alla aborrita parola nazionalsocialismo.
Forse sarà per il 2050, se non ci saremo scannati tutti a vicenda prima.