mercoledì 28 settembre 2011

VITO MANCUSO: UNO CHE VENDE LA SUA SPERANZA COME VERITA' SCIENTIFICA PER FAR SOLDI CON LIBRI PIENI DI STRONZATE

Io con grande correttezza avevo scritto a Mancuso proponendogli alcuni temi di riflessione che egli non aveva toccato forse perché disturbavano la sua ignoranza e la sua prosopopea. Gli affacciavo principalmente la domanda riguardante il quando e il come sarebbe comparsa l'anima immortale nell'evoluzione biologica da una comune origine di tutte le forme di vita. Egli, trascurando completamente ciò che gli avevo scritto, forse senza nemmeno un minimo tentativo di porsi degli interrogativi nuovi, vivendo solo della sua saccenteria e della sua presunzione, fondata solo su fantasie oniriche mascherate da manipolazioni arbitrarie, per esempio, delle teorie cosmologiche e dell'evoluzione biologica, riproponendo, senza citarle, per non apparire privo assolutamente di originalità, tutte le argomentazioni facenti capo al DISEGNO INTELLIGENTE della natura, che , trascurando completamente la determinante presenza della CASUALITA' nella struttura dell'universo e dell'evoluzione biologica, trova un assoluto discredito tra gli scienziati, mi ha così risposto:

Caro professore, evidentemente la pensiamo in modo diverso, Lei insiste sulla disperazione del non senso della vita, io invece credo nella possibilità di ricomporre - seppure drammaticamente - l'armonia. Ma la vita e la nobiltà del pensiero umano vivono di questa differenza e non penso ci debba essere alcuna volontà di ricondurre l'altro a se stesso. Io non desidero in alcun modo convincerla, la lascio volentieri nella sua filosofia, chiedo solo che lei rispetti la mia.
Un caro saluto,
Vito Mancuso

Così ho risposto al Mancuso, cercando di non essere scortese, come avrebbe meritato che lo fossi questo venditore di fumo, che pretende di essere riconosciuto cattolico pur non riconoscendo i fondamentali dogmi del cattolicesimo. Intendiamoci: nemmeno io da ateo-agnostico li riconosco. La resurrezione di Gesù è un'invenzione di S. Paolo. E se Gesù non è risorto cade tutto il cristianesimo. Per Mancuso, al contrario, non è necessario nemmeno credere che Gesù sia risorto. Ma allora che razza di cattolico è? Non può inventarsi un cattolicesimo a modo suo. Per questo i gesuiti (e non solo essi) hanno attaccato il Mancuso accusandolo di ignoranza e di superficialità rilevando tutte le contraddizioni scaturenti da una manipolazione arbitraria sia della teologia che della scienza. Odifreddi ha scritto che un ottimo teologo è un pessimo filosofo e un pessimo teologo è un ottimo filosofo. Non sono d'accordo. Mancuso è un pessimo teologo e un pessimo filosofo. Basta una parola per definirlo: UN IMBROGLIONE. Goda pure adesso del suo successo effimero tra gli ignoranti. Non passerà certo alla storia né come teologo né come filosofo. Perciò nemmeno come imbroglione. Il Mancuso risulta essere professore a contratto (e dunque non di ruolo) di teologia nella Facoltà di filosofia dell'Università privata Vita -Salute S. Raffaele di Milano. Io penso che, se si presentasse ad un concorso universitario per diventare professore di ruolo in una Università statale verrebbe bocciato perché i suoi libri risulterebbero privi di qualsiasi serietà filosofica, anche perché mancante di ogni supporto che testimoni una conoscenza seria degli autori da lui citati, di cui ignora la bibliografia relativa. Ecco la lettera con cui gli ho risposto e ho chiuso l'argometo.

Caro professor Mancuso

forse non mi sono spiegato. Ci mancherebbe altro che non rispettassi il suo modo di pensare. E chi sono io per pretendere di possedere la verità? Anzi, la invidio per il suo ottimismo, che le impedisce di vivere in uno stato di disperazione. Lei è troppo giovane (è nato nello stesso anno in cui mi sono laureato in filosofia) per sentire la vita come la sento io. Quando avevo la sua età dicevo (come Sartre) che la morte è sempre la morte degli altri. Poi non è più così. Io mi sono limitato ad offrirle alcuni spunti di riflessione, soprattutto sul diritto naturale, che lei mai ha affrontato. Forse Margherita Hack (atea, mentre io sono agnostico) ha preteso di ricondurre lei al proprio pensiero? No. Si è limitata ad offrire argomenti suoi che la inducono con coraggio (a 89 anni) ad affrontare con serenità (che a me manca) il nulla. Mi sono limitato a dire che il suo discorso rimane limitato all'uomo e si dimentica del destino delle anime non umane data l'evoluzione da una comune origine di tutte le forme di vita. Se ci si dimentica ciò si alimenta la concezione, imperante anche tra i laici (ma grazie al loro relativismo), che l'uomo sia padrone della Terra. Se lei non affronta questo punto, fondamentale, rimane estraneo ad una problematica che si sta allargando nella bioetica (che io preferisco chiamare biogiuridica) nel campo dell'animalismo. Si ricordi che i vegetariani in Italia sono raddoppiati negli ultimi tre anni passando a 6 milioni. Soprattutto per il tema, che si va estendendo, dei diritti degli animali. Prima o dopo lei dovrà affrontare tale tema se non vuole rimanere escluso da un vasto campo della bioetica, ridotta alla sola natura umana.

Ed ecco la lettera-saggio che inizialmente gli avevo inviato invitandolo a riflettere su ciò che avevo scritto

Prof. Vito Mancuso

vi è un punto su cui concordo con lei. Se Dio esiste (ma io sono ateo-agnostico dopo avere studiato sempre in istituti religiosi, missionari nelle scuole elementari e 8 anni ai salesiani) non è necessario credere in Dio per salvarsi. Ma allora a che serve credere in Dio? E' qui che appare debole il suo voler dimostrare che esiste un'energia (volta verso la creazione dela vita umana) che presuppone un essere trascendente (Dio) e non soltanto immanente all'universo (pluriverso). Io ho una conoscenza approfondita dell'esegesi dell'Antico Testamento, che ho esposto in un libro di 800 pagine intitolato Scontro tra culture e metacultura scientifica;l'Occidente e il diritto naturale. Nelle sue radici greco-romano-cristiane. Non giudaiche e antislamiche. E' un libro di nicchia (purtroppo), ma espone i risultati a cui sono giunti tutti i maggiori studiosi mondiali dell'Antico Testamento. Libro che le invierei con piacere (alla Facoltà di Filosofia dell'Università Vita e Salute o altrove?). Risultati terrificanti. Anche Mosè risulta un personaggio mai esistito, inventato nel periodo esilico (587-539) sulla base di racconti mesopotamici (il re assiro Sargon I) ed egizi (come dimostra lo stesso nome Mosè). Se cade l'Antico Testamento cade anche il Nuovo. Basti pensare che si dice che Gesù parlò con le anime di Mosè e del "proteta" Elia (altro personaggio romanzesco, colui che fece fare a pezzi 450 seguaci del dio Baal, concorrente del dio pagano Jahweh). Nessuno dei profeti preesilici (a incominciare da Isaia, VIII secolo) ha conoscenza di Mosè (Il Deutero e il Tritoisaia che lo nominano sono dei riconosciuti falsari del VI secolo che si fecero passare per il vero Isaia).
Se non è necessario credere in Dio per salvarsi, allora non è necessario credere nemmeno nell'immortalità dell'anima, che pare da lei introdotta solo per evitare la tragedia di un'esistenza umana, che appare priva di senso. Ecco qual è il vero significato di tutto ciò che lei ha scritto. Offrire una panacea al timore della morte, che può diventare terrore, trovandomi da due anni in pensione come professore di storia della filosofia nella Facoltà di Scienze della formazione di Cagliari, dopo circa 40 anni di insegnamento. Ma ho studiato sempre anche cosmologia e biologia evoluzionistica (su cui ho scritto un libro di più di 500 pagine sepolto nel quaderno n.43 degli Annali della Facolta del 1999).
Io porto avanti con logica il suo argomento secondo cui non è necessario credere in Dio per salvarsi. Ma questo argomento l'ho portato avanti ben 19 anni fa in un dialogo teologico abbandonato in un cassetto perché non costituiva un titolo accademico. Sa come funziona l'Università. Bisogna sfornare libri di erudizione con citazioni bibliografiche per dimostrare di avere conoscenza della letteratura sull'argomento. Libri che poi nessuno legge, tranne, al massimo, qualche specialista sullo stesso argomento. Infatti lei non sarebbe divenuto un personaggio (ultimamente a "tempo che fa") continuando a scrivere come ha scritto il suo primo libro su Hegel.
Vorrebbe confrontarsi con il dialogo teologico (di sole 83 pagine) scritto da me 19 anni e ancor più con la prefazione che io stesso ho scritto questo mese intendendo pubblicarlo, essendomi rivolto ad una nota agenzia letteraria che mi ha assicurato di presentarlo ad un grande editore? Ho dovuto percorrere questa strada per arrivare ad editori del livello di quelli presso cui lei ha pubblicato.
La pregherei di leggere almeno la prefazione. Vi troverà argomenti sorprendenti, con cui dovrebbe confrontarsi in vista di una suo futuro libro.
Il mio dialogo è fondato sulla citazione di tutti i passi più importanti dei Vangeli e delle Epistole di Paolo. Con la tesi che la sorprenderà, ricavata da una lettura "esoterica" ma puntigliosa e rispettosa del contenuto dei passi citati. La tesi è espressa nel sottotitolo: Beati coloro che non credono in Dio se...Essi saranno i primi nel regno dei Cieli". Se che cosa? Se rispetteranno le norme della giustizia. Essi avranno più merito dei credenti, che vogliono opportunisticamente salvarsi l'anima o non cedere al timore della morte con il ritono nel nulla. I non credenti amanti della giustizia non si aspettano alcun premio. Come capirà, smonto dall'interno il significato salvifico del cristianesimo, come di tutte le religioni , ma anche della sola credenza in un Dio. Mi spieghi allora che vi è da guadagnare dal credere in Dio? Glielo dico io. Il rifugio dalla paura della morte. Non altro, come, invece ha voluto sempre far intendere lei, facendo di Dio il fondamento della giustizia. E poi le spiegherò su che cosa deve essere fondata la giustizia.
Lei parla dell'anima. Ma si è dimenticato che, essendo comune l'origine di tutte le forme di vita, non può esistere la sopravvivenza delle sole anime umane. E un mondo dell'aldilà in cui io non ritrovassi almeno le anime dei miei amatassimi cani e gatti (la cui perdita, anche recente, è stata, ed è, per me fonte di dolore) non lo accetterei. Un mondo di sole anime umane sarebbe più povero di questo mondo fatto di carne.Mi farebbe schifo perché sarebbe gravemente INGIUSTO. Sarebbe un'ingiustizia nei confronti di tutti i poveri animali uccisi dall'uomo per vari motivi (anche nei mattatoi). Io sono vegetariano dall'età di 10 anni. E Margherita Hack (amante dei gatti), con cui lei ha fatto finta di confrontarsi in una conferenza a Cortina, è vegetariana da neonata. Dunque non è necessario mangiare carne per vivere in salute. Conobbi la Hack a Cagliari negli anni '70 in una sua conferenza ponendole la domanda "E prima del Big Bang?" Mi rispose che dal punto di vista scientifico non aveva senso. E recentemente Stephen Hawking (L'universo in un guscio di noce) ha scritto che porsi questa domanda equivale a domandarsi che cosa via a nord del polo nord. Ma ormai si è arrivati al pluriverso, per cui il Big Bang sarebbe un episodio marginale entro il pluriverso, in cui si formano CASUALMENTE, delle "bolle" o concentrati di energia, che esplodono. Sempre che non sia valido entro il Big Bang (riguardante il solo mondo visibile) il terzo modello (universo oscillante tra Big Bang e Big Crunch) dei tre modelli esposti da Alexander Friedemann negli 1920. La recente scoperta dell'energia del vuoto (o energia oscura, opponentesi alla forza di gravità della materia oscura) ha messo in crisi questo modello, pur accettato inspiegabilmente dal cattolico Zichichi nel libro Il vero e il falso.
Lei dell'anima degli animali si è sempre dimenticato. E' una grave lacuna. Vi rimedi in un prossimo libro. Si ricordi che i primi apologeti cristiani erano quasi tutti vegetariani. Si dice che lo fosse anche S. Girolamo. L'argomentazione più coercente fu quella di Scoto Eriugena (cristiano platonico messo all'indice), che si domandava perché l'anima immortale dovesse appartenere solo alla specie uomo e non anche almeno agli animali che appartenevano allo stesso GENERE (comprensivo di varie specie) a cui apparteneva l'uomo. Lei, come tutti i filosofi e i giuristi di oggi, ha ignorato il diritto naturale. Si suole dire che il diritto naturale non si trova in natura. Così argomentava anche quella figura assai negativa che fu Norberto Bobbio, anticaglia del diritto, non accorgendosi che con il suo dire che i diritti umani erano solo dei pii desideri (testuale in Giusnaturalismo e giuspositivismo) prima che rientrassero nel diritto positivo, era costretto ad ammettere che fu una pura convenzione il suo passaggio dal fascismo all'antifascismo. Se non esiste il diritto naturale non esistono i crimini contro l'umanità perché tutto diventa convenzionale. Si ricordi di ciò che diceva uno dei protagonisti de I fratelli karamazov di Dostoevskij: Se Dio non esiste allora tutto è permesso. Ma allora un non credente su che che cosa dovrebbe basare la giustizia? Su nulla? Non è possibile se non si vuole cadere nel baratro del convenzionalismo e del relativismo culturale. Le regole della giustizia sono fondate sul diritto naturale, inteso tomisticamente (!) come diritto all'autoconservazione.S. Tomaso riportava una celebre definizione del giureconsulto romano Ulpiano: Il diritto naturale è ciò che la natura ha insegnato a tutti gli animali. Che cosa ha insegnato a tutti gli animali? La tendenza alla conservazine della vita. La catena preda-predatore è una conferma del diritto naturale, in quanto il predatore uccide solo per il suo diritto alla sopravvivenza, e non per crudeltà, come fa l'uomo per motivi culturali, non naturali. Se il termine "diritto" appare antropomorfico si può sostituire l'espressione "diritto naturale" con l'espressione "principio naturale della tendenza all'autoconservazione". In analogia con il primo principio della dinamica.
Tenga conto infine che non esistono in natura i valori morali. Questi, e non il diritto naturale, sono un'invenzione umana. I valori morali appartengono sempre a certe tradizioni culturali o sono i valori dei vincitori. Non si uscirà mai dal "conflitto mortale tra valori morali" (Max Weber). Ci pensi in futuro prima di continuare a scrivere e a parlare di valori morali entro una concezione, come la sua, che, pur volendo utilizzare la scienza, rimane contraddittoriamente antiscientifica perché ancora antropocentrica. Le è rimasta, senza offendere, la vecchia anima del prete. La rinnovi e si metta veramente al passo della scienza. Le ho voluto offrire alcuni motivi di riflessione per il futuro. Se lei continua a credere in Dio, faccia pure. Ma i suoi libri non riescono a togliere la disperazione del non senso della vita. Sono fondati solo su una sua speranza personale che vuole ammantarsi di scientificità. Ma non mi dica che non ha dei dubbi. Non ci credo.
La saluto
Pietro Melis











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