martedì 17 agosto 2010

COSSIGA: "UN VUOTO CHE LASCERA' IL SUO PESO" (secondo il direttore generale della Rai Mauro Masi)

Certa gente apre la bocca e dà fiato senza pensare alle stronzate linguistiche che dice. Come può un vuoto avere un peso?
Anche Cossiga per altri versi nel 2005 aprì bocca e diede fiato accodandosi al coro degli ignoranti che, senza aver letto il mio saggio di 70 pagine (pubblicato negli Annali della Facoltà di Scienze della formazione di Cagliari), mi accusarono da sconsiderati di antisemitismo, quando il mio saggio sul diritto naturale escludeva assolutamente che io potessi essere oggetto di una simile accusa. Cossiga, orecchiando le accuse dei pennivendoli dei giornali, disse perfino che io meritavo di essere cacciato dall'Università. Fu estrapolata una frase da un contesto che voleva dire esattamente il contrario. Avevo scritto che, se non si riconosce il diritto naturale, che non può essere della sola natura umana (per cui condannavo la maggiore crudeltà della macellazione ebraico-islamica), allora si doveva arrivare alla conclusione che fosse "giusto dichiararsi antisemiti". La frase tra virgolette doveva essere considerata la conclusione (da me non condivisa) della negazione del diritto naturale, senza il quale le leggi sono fondate unicamene sulla volontà del legislatore (giuspositivismo). E sulla base della volontà del legislatore tutto allora può essere giustificato, anche la legislazione nazista. Quando l'ignoranza diventa fonte di ingiuste accuse essa si apparenta con la disonestà. Cossiga fu un disonesto con me. D'altra parte non si può dire che quest'uomo abbia lasciato un esempio di coerenza politica. Fu uno dei duri nell'opporsi a trattare con le BR per la liberazione di Moro. Ma poi disse che aveva sofferto tanto che gli vennero i capelli bianchi e le macchie bianche al viso. Ma dopo vent'anni ammise che aveva avvisato Donat Cattin che stavano cercando il figlio Marco per arrestarlo come componente di Prima Linea. Così ne favorì la fuga in Francia, da cui, però, venne estradato in Italia. E fece soltanto tre anni di carcere. Se ne avesse fatto di più sarebbe ancora vivo e libero perché morì a 35 anni investito da un'auto mentre cercava di portare soccorso ai feriti in un incidente automobilistico. Cossiga ha sofferto sempre di schizofrenia politica. Ma la sua schizofrenia - pochi lo sanno - derivò da uno stato di depressione che si manifestò maggiormente nei primi cinque anni della sua presidenza al Quirinale. Si sottopose allora ad una cura dal noto prof. Cassano, che gli curò la depressione volgendola però in uno stato di esaltazione come effetto di un bipolarismo latente. Di questo nessuno ha mai scritto. Le sue esternazioni da picconatore sono dunque la conseguenza di una cura della depressione. Prima ridicolizzò Berlusconi definendolo un "puffo", poi definì Occhetto uno "zombi con i baffi", ma successivamente fu lui a favorire l'andata al governo di D'Alema, che non è certo uno dei migliori postcomunisti. Successivamente, ancora, si buttò dalla parte di Berlusconi dopo aver favorito la formazione di un partito fatto in casa da Mastella (UDEUR), salvo poi abbandonarlo a se stesso quando si avvide che non aveva futuro. Fu sempre uno che non seppe mai dove fare politicamente l'uovo dopo la scomparsa della DC. Ha dichiarato di essere dalla parte degli operai contro i padroni , ma politicamente è stato sempre con i padroni. Prima appoggiò il governo Prodi, poi, ancora nel 2008, il governo Berlusconi. Si dimise da senatore ma poi ritirò le dimissioni. La sua vita politica è costellata di sparate inconcludenti. LASCIA UN VUOTO CHE, COME TALE, NON PUO' AFFATTO PESARE. OGGI SI HA LA FACCIA TOSTA DI DIRE CHE FU UN UOMO DI STATO. SCHERZIAMO? FU SEMPRE UN UOMO DI PARTITO NELLA DC E POI ANCHE DOPO LA SCOMPARSA DELLA DC PERCHE' NON EBBE MAI UNA CONCEZIONE POLITICA CHE MANIFESTASSE UN PROGETTO POLITICO ALTERNATIVO AL SISTEMA CHE PICCONAVA A PAROLE SENZA SAPERNE PROPORRE UN ALTRO. Basti considerare la sua pur breve alleanza con Mastella, che è l'emblema più forte e più chiaro di una politica intesa come affare di partito. E' morto il giorno del mio compleanno.

Tuttavia debbo riconoscere che, nonostante abbia conservato un complice silenzio per tanti anni su molte questioni (come sulla tragedia di Ustica, di cui solo negli ultimi anni ha detto la verità), ebbe il coraggio tardivo di riconoscere che i magistrati rappresentano una Corporazione di Stampo Mafioso. Ma anche qui ebbe un falso coraggio perché come capo di Stato (e perciò come presidente del CSM) si astenne sempre dall'attaccare i magistrati, evitando di proporre una riforma di questa corporazone mafiosa. Ecco le sue citazioni dopo che cessò di essere presidente della repubblica.

Citazioni tratte da interviste [modifica]

Intervista a Sky Tg24 del 17 gennaio 2008

  • La battaglia contro la magistratura è stata perduta quando abbiamo abrogato le immunità parlamentari che esistono in tutto il mondo e quando Mastella, da me avvertito, si è abbassato i pantaloni scrivendo sotto dettatura di quell'associazione tra sovversiva e di stampo mafioso che è l'Associazione nazionale magistrati.

  • [Rivolgendosi al segretario dell'Associazione nazionale magistrati Luca Palamara] I nomi esprimono la realtà. Lei si chiama Palamara e ricorda benissimo l'ottimo tonno che si chiama Palamara. [...] Io con uno che ha quella faccia e che ha detto quella serie di cazzate non parlo. Maria, fai tacere quella faccia da tonno.

  • Nominare Di Pietro Ministro della Giustizia, altrimenti arrestano anche la moglie del Presidente del Consiglio.

Intervista di Virginia Piccolillo, Cossiga: reato ridicolo. I giudici sono una lobby, Corriere della sera, 19 gennaio 2008, p. 2

  • Totò Cuffaro è stato condannato per un reato ridicolo.

  • Le intercettazioni hanno ormai il posto che avevano prima i pentiti. Ma i primi mafiosi stanno al CSM. [Sta scherzando?] Come no? Sono loro che hanno ammazzato Giovanni Falcone negandogli la DNA e prima sottoponendolo a un interrogatorio. Quel giorno lui uscì dal CSM e venne da me piangendo. Voleva andar via. Ero stato io a imporre a Claudio Martelli di prenderlo al Ministero della Giustizia.

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